Il progetto "Grande Nord" che tenta Bossi

A fine mese potrebbe presenziare al battesimo del movimento

Il progetto "Grande Nord" che tenta Bossi

Roma Ci vorrebbe un hashtag: #MatteostaiSerenissimo. Però Umberto Bossi non ha mai fatto politica con Twitter e certo non inizierà ora che a 75 anni, medita se lasciare la Lega per andare a rinforzare lo schieramento al quale sta lavorando Roberto Bernardelli, albergatore milanese dai mille percorsi politici. Bossi non «cinguetta», usa altre parole e altre immagini. È partito con il trattore, ma forse gli serviva solo per trainare l'aratro. Il giorno dopo la storia di Umberto Bossi che vuole travolgere tutto quello che trova sulla propria strada, che è pronto a lasciare la sua creatura e andarsene con quelli che già lavorano a un nuovo partito del Nord, sembra rallentare e meditare, prima del passo d'addio decisivo. Così dall'entourage del Senatur dicono che «non lascerà mai la Lega, con un'affluenza così bassa alla primarie padane non si può dire che i nostri stiano tutti con Salvini. Anzi». In ogni caso il solco è stato tracciato, l'aratro serviva per questo. Ieri Umberto Bossi, intervistato dal Giornale, lo diceva con chiarezza e accendeva il trattore, pronto a superare ogni ostacolo: «È la fine del Carroccio, Salvini non ha un programma, ora valuterò se andarmene». La storia del trattore, poi, entra ancora in questa vicenda perché Bossi vorrebbe unirsi a quella che fino ad oggi è stata un'associazione culturale, «Per fare grande il Nord», e che potrebbe presto diventare il partito «Grande Nord»: la presentazione è fissata per il 27 maggio a Milano. E Bossi ci sarà, pare. Se sarà solo benedizione o adesione, resta da vedere. A questo lavora Roberto Bernandelli, l'uomo del «tanko», il trattore che doveva trasformarsi in un carro armato e rendere onore ai Serenissimi che nel 1997 presero per alcune ore piazza San Marco a Venezia. Bernardelli è stato assessore a Milano con il sindaco Marco Formentini, poi consigliere regionale in Lombardia con il Carroccio e alla fine pure deputato leghista. Nel 2014 per quel «tanko» finisce in galera insieme agli ex indipendentisti veneti Franco Rocchetta e Luigi Faccio. E oggi anche loro sono tra gli «indiziati» per il nuovo movimento. Sempre dal Veneto potrebbero arrivare pure illustri fuoriusciti dalla Lega di Maroni e Salvini: l'ex consigliere regionale Giovanni Furlanetto e l'ex assessore provinciale Pierangelo Del Zotto. Entrambi veneziani, ovvio. Dalla Lombardia ecco Marco Reguzzoni, bossiano di ferro e mai digerito dai successori, per questo costretto a dimettersi da capogruppo alla Camera nel 2012.

Già da tempo vicini al movimento «Fare grande il Nord» ci sono poi Giulio Arrighini, segretario di Indipendenza Lombarda e Davide Boni, numero uno del Carroccio milanese. L'esodo in trattore sembra appena iniziato, tranquilli.

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