Le ultime voci che provengono dal Palazzo hanno tutte un fattore comune: il premier Matteo Renzi si sente accerchiato e ha bisogno di incrementare il numero di fedelissimi attorno a lui per rafforzare le truppe. La sostituzione del ministro dello Sviluppo economico dimissionario, Federica Guidi, rappresenta perciò un modo per raggiungere questo scopo.
Chicco Testa, presidente di Assoelettrica, di Sorgenia, di Telit e di Eva Energie Valsabbia nonché managing director di Rothschild, è un renziano della seconda ora ma molto in linea con il pensiero del premier. Testa non solo presiede una finanziatrice della Leopolda (Eva) ma è anche editorialista dell'Unità ove affronta con piglio deciso tutti i «gufi» ostili al nuovo corso made in Firenze. Non stupisce, perciò, che Chicco Testa oggi possa essere nominato dal presidente della Repubblica ministro dello Sviluppo. Renzi ha bisogno di persone come lui e potrebbe preferirlo a Claudio De Vincenti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio ma con una lunga esperienza al ministero dello Sviluppo. Poche chance di conseguire il dicastero sembrano avere al momento le candidature dei sottosegretari Teresa Bellanova e Paola De Micheli o, addirittura, dell'ex governatore emiliano Vasco Errani, in quota minoranza dem.
E che la fedeltà faccia premio rispetto ad altre qualifiche lo dimostrano anche i rumors che negli ultimi giorni si sono susseguiti circa un mini-rimpasto. Per qualche tempo è circolata la possibilità di spostare allo Sviluppo il ministro della Difesa Roberta Pinotti liberando la sua casella per l'ad di Finmeccanica-Leonardo Mauro Moretti. Analoghe voci si erano rincorse circa l'arrivo dell'ambasciatore Massolo (vedi articolo sotto) agli Esteri spostando il renziano Gentiloni alla Difesa. Un segnale chiarissimo delle frizioni che da oltre un anno caratterizzano il rapporto tra il premier e la titolare di tutti i dossier che riguardano le Forze Armate. E sempre in tema di sicurezza non si potrebbe spiegare altrimenti l'ostinata cocciutaggine del premier ad affidare all'amico Marco Carrai la delega sulla cyber security. Un proposito al quale il Quirinale si è opposto, ma che, non per questo, ha scoraggiato Renzi che, nel prossimo Consiglio dei ministri, dovrebbe nominarlo nello staff di Palazzo Chigi. Mossa quantomeno azzardata visto che Carrai è titolare di società che si occupano di cibernetica e di Big Data.
Questo rimpasto-non-rimpasto, in fondo, è l'immagine dell'attuale fase evolutiva del renzismo, aggrappato a poche granitiche certezze come i rapporti personali consolidati nel tempo e costretto a dar soddisfazione, prima o poi, agli alleati che si è trovato durante il cammino come i verdiniani di Ala. I quali, giustamente, potrebbero non accontentarsi più di mere presidenze di commissioni parlamentari. La designazione del generale Giorgio Toschi a nuova guida della Guardia di Finanza.
Anche quest'ultimo ha familiarità con il premier sin dai tempi in cui era sindaco di Firenze e indagava sulle sue spese da presidente della Provincia e per le quali la Corte dei Conti aveva ipotizzato un presunto danno erariale da 20 milioni di euro.Ecco, la scelta di Testa si inserirebbe in questa falsariga. Nuclearista, favorevole alle trivelle, contrario all'ambientalismo pauperista che ha bloccato l'Italia, Testa è il renzismo energetico di governo.
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