Il lieto fine nella favola del reddito di cittadinanza c'è solo nella narrazione dei Cinque stelle. Il sipario all'auditorium dell'Hotel Life in via Palermo a Roma cala dopo due ore di tripudio pentastellato: l'intervento via skype di Beppe Grillo chiude la kermesse organizzata per celebrare la misura chiave della propaganda del M5S. Ma soprattutto per fotografare il nuovo cuore del potere grillino. Il mattatore è Luigi di Maio. Il premier Giuseppe Conte una comparsa. Alessandro Di Battista la scena se la prende di suo.
Oggi il Movimento è Di Maio, sorretto dalla nuova eminenza grigia: Davide Casaleggio. Il ruolo che fu di Grillo è saldamente nelle mani del ministro del Lavoro. È Di Maio che fa da speaker di un evento su cui veglia l'anima di Gianroberto Casaleggio, comparso in un video cui i presenti tributeranno una standing ovation. Al capo politico dei Cinque stelle spettano gli annunci: «le card» per il reddito di cittadinanza sono pronte, saranno quelle che andranno a ricevere i destinatari del reddito agli sportelli delle Poste. Tutta la procedura si potrà fare online. È una normale postepay e non permetterà spese per il gioco d'azzardo. E poi: «Mimmo Parisi sarà il capo dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro».
A Grillo è concesso l'onore delle armi. È il comico che manda tutti a casa con un intervento, che in sala annoia i giovanissimi parlamentari. Un video nel quale il garante - seduto, alle sue spalle una libreria - sussurra alla sua maniera un messaggio per i 5 stelle: «Noi aiutiamo perché conviene a tutti. Bismarck è quello che ha inventato il welfare e quello che ha creato l'Inps. La sua era una scelta politica, intelligente, ecco perché andava contro i socialisti. Così come noi andiamo contro la sinistra e queste destre». Ma nell'Auditorium le parole passano in secondo piano rispetto alla cornice.
Lo staff dei grillini cura tutto nei minimi dettagli. Come in una favola, che poi cede il passo alla realtà: non c'è alcuna certezza su tempi e platea degli aventi diritti. Le slide dicono 10 milioni, i beneficiari al massimo saranno 5. Non importa: per i guru grillini conta più il messaggio che il contenuto. Tutto deve avere un significato. A cominciare dalla scelta della location, un tempo simbolo delle adunate della sinistra italiana. La scenografia ricorda il format Ted, il modello di conferenze statunitensi nato nel 1984 nella Silicon Valley. Una scenografia giallo-blu con le scritte «reddito di cittadinanza» e «quota 100» in bianco.
Cade anche il tabù dell'uno vale uno: in prima fila i posti sono riservati a Casaleggio jr, al premier e ai ministri. Dietro ci sono i parlamentari e gli attivisti. Al centro, dietro il palco, un maxi-schermo proietta video e slide. Rocco Casalino è il gran cerimoniere. Al piano superiore la regia audio-video. Una fetta di posti è per direttori dei quotidiani e opinion leader: una mossa per sancire una tregua con la stampa dopo gli attacchi. Ma in tanti declinano l'invito.
C'è Massimo Giannini, stuzzicato da Di Battista: «Massimo, le coperture ce stavano...». Ma nell'intervento, Dibba prova ad accarezzare Di Maio: «In questo Paese c'è un mucchio di invidia nei confronti di un giovane ministro che ce l'ha fatta con la forza delle sue idee.
Ti sei scelto il compito più difficile, da parte mia grazie Luigi e grazie al Movimento 5 Stelle». Poi tocca al premier Conte, trattato da ospite, che si candida ad essere il «garante di un nuovo patto sociale». E magari in un futuro anche del Movimento.
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