Giovani, ricchi, ben educati e spietatamente fanatici. E l'identikit di almeno cinque dei mostri islamisti che venerdì notte hanno fatto a pezzi a colpi di coltello, machete e granate nove nostri connazionali e altri undici ostaggi intrappolati all'Holey Bakery di Dacca. Ma cosa ha spinto cinque ragazzotti educati nelle migliori scuole del Paese, pargoli di famiglie di alto livello tra cui quella di un alto dirigente della Lega del Popolo, il partito al potere a Dacca, a trasformarsi in crudeli tagliagole? Certamente la noia, certamente l'insoddisfazione e almeno in un caso un'insoddisfazione amorosa, ma il catalizzatore più forte, l'innesco capace di superare tutti gli altri e trasformare cinque facce d'angelo in autentiche macchine di morte è stata la fede nell'Islam radicale e intollerante. Un Islam radicale che - grazie ai quarantennali finanziamenti dell'Arabia Saudita - s'è ritagliato uno spazio a parte all'interno della finanza, dell'economia, del sistema educativo e della società del Bangladesh. Ma partiamo dai volti delle cinque belve identificati da amici e conoscenti grazie alla comparsa delle loro foto con kefiah e kalashnikov accanto alla rivendicazione della strage firmata su internet dall'Isis. I cinque, a sentir chi li frequentava, avevano dai 20 ai 27 anni, frequentavano ottime scuole in patria o all'estero ed erano misteriosamente scomparsi nelle settimane precedenti l'assalto al ristorante. L'elemento più inquietante del quintetto è sicuramente Rohan Babul, uno studente ventenne identificato come il figlio di Imtiaz Khan Kabul, uno dei leader della Lega del Popolo di Dacca, il partito alla guida del Paese dal 2008. Uscito da «Scholastica» una scuola privata riservata ai figli dei ceti benestanti in cui insegna anche sua madre Rohan, scopre, un anno fa, un'improvvisa vocazione religiosa che lo porta a pregare e frequentare una moschea. Pochi mesi dopo aver scoperto quella vocazione islamista si dissolve nel nulla come certifica la denuncia di scomparsa presentata dai suoi genitori il 30 dicembre scorso. Altrettanto singolare risulta la metamorfosi di Nibras Islam. Reduce da ottimi studi universitari in Turchia e Malesia Nibras compare in un filmato, pubblicato su twitter, in cui stringe la mano di Shraddha Kapoor, attraente e provocante attricetta protagonista dei film indiani di Bollywood. E a testimoniare il gusto per una vita spensierata di colui che di lì a poco si rivelerà una belva spietata contribuisce il video in cui indossa una maglietta della Ferrari o quello in cui scherza con gli amici in viaggio assieme a lui sul sedile posteriore di un'automobile. Abitudini bruscamente cancellate dall'improvvisa sparizione avvenuta, secondo amici e conoscenti, lo scorso 3 febbraio. Ma la vita agiata e l'istruzione di queste crisalidi dell'orrore non deve ingannare. La storia del terrorismo islamista, da Osama Bin Laden ad oggi passando per gli attentati dell'11 settembre fino a quelli di Parigi e Bruxelles, ha già dimostrato la sostanziale infondatezza di tutti quegli stereotipi, cari alla sociologia di sinistra, che attribuiscono la scelta terroristica alla povertà e al disagio sociale. Ed in Bangladesh questo è più vero che altrove. In questo Paese le dottrine wahabite - l'interpretazione dell'Islam condivisa non solo da Arabia Saudita e Qatar, ma anche dai terroristi dell'Isis - si sono fatte spazio grazie ai petroldollari e alla galassia economica e finanziaria sviluppatasi attorno all' Islami Bank of Bangladesh Ltd (Ibbl), una banca fondata nel 1975 dall'ambasciatore saudita Fuad Abdullah Al Khatib. L'istituto, controllato ancora oggi al 60 per cento da imprenditori e istituzioni saudite, è diventato il fulcro di un sistema economico, politico e religioso che da lavoro a 600mila militanti dello Jamiat Islami, il partito dell'opposizione islamista, e controlla altri 14 istituti bancari utilizzati per sponsorizzare progetti agricoli e conquistare consensi nelle campagne. Oltre ad aver garantito agli islamisti dello Jiamiat Islami proventi per oltre 12 miliardi di dollari, la Ibbl è anche una delle tre più importanti e ricche banche dell'Asia Meridionale.
Un vero e proprio colosso finanziario attorno a cui ruota una rete economico finanziaria a cui fa capo oltre l'8 per cento di tutte le attività economiche del Bangladesh. Un humus ricco e agiato in cui germogliano rigogliosi i semi dell'odio e dell'intolleranza religiosa.
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