Quando l'orrore corre online: lo streamer muore in diretta dopo una maratona di violenze

La vittima è "Jeanpormanove", 46enne noto per i video estremi. Aperta un'inchiesta

Quando l'orrore corre online: lo streamer muore in diretta dopo una maratona di violenze
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Una volta c'era il "bello della diretta", frase utilizzata per giustificare errori o inconvenienti durante una trasmissione. Ora, con canali più o meno fai da te via web e social, la diretta spesso diventa brutta, bruttissima. A volte drammatica. Raphaël Graven, quarantaseienne streamer molto noto in Francia, conosciuto con il nome di "Jeanpormanove", in diretta ci è morto, dopo una maratona video di 10 giorni in cui si è sottoposto a sevizie e violenze con la collaborazione di alcuni amici e colleghi. Sempre sotto l'occhio delle telecamere per un intrattenimento che da stupido si è trasformato in macabro.

È successo nel villaggio di Contes, dove il gruppo di streamer aveva appositamente affittato un appartamento per allestire il set. I media francesi hanno mostrato diversi spezzoni di in cui si vede Graven subire percosse, insulti, strangolamenti, essere cosparso di vernice e olio e colpito con una pistola da paintball. Non è del tutto chiaro se l'uomo, 46 anni, si sia sottoposto volontariamente alle violenze o se fosse stato costretto a subirle ma nemmeno se le azioni fossero reali o se sia trattato di una messa in scena. "Tutte quelle azioni sono solo una messa in scena, seguono un copione", ha detto l'avvocato di uno degli streamer presenti nell'abitazione che ha anche detto che la vittima soffriva di problemi cardiovascolari. Fatto sta che anche il momento della morte è stato registrato in un video, poi rimosso. Graven era sdraiato su un materasso, quasi interamente coperto da un piumone. Quando gli altri streamer si sono svegliati, hanno notato che si trovava "in una posizione strana" e hanno cercato di attirare la sua attenzione prima di interrompere bruscamente la trasmissione e constatare che non respirava più.

Il gruppo era noto in Francia per i contenuti spesso estremi, con sfide stupide e pericolose. Un po' sulla scia di quelle che hanno portato decine di youtuber negli Stati Uniti a diventare ricchi e famosi, su tutti "mister Beast", passato dai video online all'imprenditoria vera e propria, il cui fatturato è stimato in oltre 500 milioni di dollari l'anno. La diretta è stata organizzata su "Kick", una piattaforma di streaming conosciuta come alternativa, che altro non significa che i controlli siano molto blandi e, di fatto, chiunque può trasmettere quasi ciò che vuole. Ma in Francia, ovviamente, è esplosa la polemica.

Un portavoce della piattaforma ha spiegato che l'azienda sta "esaminando urgentemente" le circostanze che hanno portato alla morte in diretta di Graven in diretta, sottolineando che le norme di Kick vietano contenuti che implichino autolesionismo, violenza eccessiva o materiale illegale ma, ovviamente, non basta. La ministra francese per l'intelligenza artificiale e la tecnologia digitale Clara Chappaz ha definito "un orrore assoluto" le violenze subite da Graven durante le dirette, attaccando il sistema di video streaming. "La responsabilità delle piattaforme online riguardo alla diffusione di contenuti illeciti non è facoltativa: è la legge. Questo tipo di fallimento può portare al peggio e non ha posto in Francia, in Europa o altrove", ha detto. Già lo scorso dicembre, Graven e un amico streamer, erano stati fermati a seguito di un'inchiesta che accusava Kick di permettere la diffusione incontrollata di contenuti violenti.

La procura di Nizza ha ordinato l'autopsia e ha aperto un'inchiesta sulla morte dell'uomo anche se al momento il suo decesso non è considerato sospetto mentre anche l'ente regolatore delle comunicazioni digitali e audiovisive francese ha aperto un'inchiesta. Forse ci voleva una tragedia in diretta per mettere un freno a quel "liberi tutti" online che genera mostri. E, a volte, può essere testimone di un limite che non dovrebbe mai essere superato.

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