Quasi accordo sul salario minimo. Lega e Confcommercio frenano

Il costo del lavoro salirebbe di 10 miliardi. Ma l'Europa lo vuole

Quasi accordo sul salario minimo. Lega e Confcommercio frenano

Accordo in arrivo sul salario minimo. Anzi no. Ieri il vicepremier Luigi Di Maio ha annunciato che la maggioranza ha trovato una intesa sul salario minimo. La proposta del M5s che prevede un minimo di 9 euro all'ora, avversata dal mondo delle imprese, potrebbe passare con dei correttivi, ancora da definire nel dettaglio.

Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon della Lega ha corretto il tiro. «Stiamo ragionando sul salario minimo purché non ci siano incrementi del costo del lavoro che è uno dei più alti d'Europa. Dobbiamo trovare - ha concluso - il giusto equilibrio».La soluzione passerebbe infatti dal varare, contemporaneamente al salario minimo, il taglio del cuneo fiscale, quindi del costo del lavoro, a vantaggio delle imprese. Obiettivo, compensare i costi extra del salario minimo. Ma come farlo è tutto da vedere.

Il problema è il quanto. L'aggravio del costo del lavoro potrebbe essere di 10 miliardi. Ieri il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha ribadito il «No» delle piccole imprese. «Siamo preoccupati, abbiamo stimato che i costi diretti per le imprese sarebbero superiori a 6 miliardi di euro e quelli complessivi potrebbero addirittura triplicare per l'effetto domino sui diversi livelli di inquadramento».

A favore dell'intervento il presidente dell'Inps Pasquale Tridico che ieri ha stimato il numero di rapporti di lavoro sotto la soglia dei 9 euro: «Su un totale di 14,9 milioni di rapporti di lavoro, il 28,9% (4,3 milioni di contratti) si colloca sotto la soglia minima di 9 euro lordi».

Difficile trovare una compensazione per le aziende di questa entità. Farlo significherebbe prosciugare i fondi (ammesso che ci siano) per la flat tax per destinarli solo al taglio del cuneo fiscale (la differenza tra il costo di un lavoratore e quanto lo stesso di mette in tasca). La Lega non vuole ed è anche sensibile alle preoccupazioni delle imprese, che credono alla possibilità di una stangata, molto meno in quella di una compensazione per via fiscale.

Un aiuto al M5s potrebbe venire dal fatto che il tema è nell'agenda del prossimo esecutivo europeo. «Un salario minimo in ogni Paese della Ue», ha promesso la presidente designata della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Si tratta di un segnale della candidata popolare ai socialisti per guadagnare il loro voto nella seduta del Parlamento europeo. L'Italia è uno dei pochi Paesi europei a non averlo. Ma la versione pentastellata è una delle più costose del mondo. E l'Italia uno dei Paesi meno competitivi.

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