Quei 500 clandestini nell'ex sede Inpdap

Occupato palazzo di 7 piani: al Comune costa 50mila euro

Quei 500 clandestini nell'ex sede Inpdap

Roma Un intero palazzo occupato e trasformato in hotspot abusivo dai rifugiati. Lo stabile è in via Collatina, nel quartiere di Tor Sapienza dove nel 2014 sono scoppiati gli scontri tra migranti e residenti, e da un decennio è diventato una sorta di città-stato governata dagli stessi profughi. Fino ai primi anni 2000 l'edificio di 7 piani ospitava la sede dell'Inpdap che l'ha venduto perché i piani inferiori si allagavano e dal 2005 è abitato da 500 nordafricani.

«Siamo tutti eritrei ed etiopi e abbiamo la stessa cultura e la stessa religione. I musulmani pochi e non ci sono tensioni», dice Berhe, un eritreo che lavora come portiere del palazzo. «Solo il 10% di noi lavora, mentre gli altri chiedono l'elemosina vicino ai benzinai e nelle chiese oppure fanno i venditori ambulanti», sottolinea omettendo che le donne la sera si prostituiscono, come confermano gli abitanti del quartiere. Nel palazzo lavorano altre 7 persone tra cui due donne che si occupano di un minimarket e di due bar/ristoranti abusivi, forniti di una sala biliardo e di una tivù con Sky piratato.

Anni fa, c'è stato un incendio al primo piano che ha rovinato i soffitti e rotto gli idranti ma l'idraulico mandato dal Municipio VII, anziché aggiustarli, ha chiuso l'acqua con tutti i pericoli che ne conseguono. Il consigliere regionale Fdi Fabrizio Santori ha scoperto che «una parte degli interventi annuali di sorveglianza sanitaria sono sostenuti dal Comune di Roma» che spende 5mila euro per il camper che garantisce le prestazioni sanitarie e circa 32mila euro per gli stipendi dell'autista e del mediatore culturale. «Le spese farmaceutiche per il 2014 sono state circa 9mila euro, mentre per il 2015 più di 16mila», conclude Santori. E il Comune è sembrato non sapere a chi appartenga l'immobile.

Il Giornale ha scoperto che il proprietario è la Idea Fimit Sgr posseduta in maggioranza dal Gruppo De Agostini. Dalla Idea Fimit sgr spiegano che il palazzo è stato acquistato nel 2007 (quando era già occupato, ndr) perché «faceva parte di un portafoglio più ampio di immobili che furono immessi nella proprietà del Fondo». La Idea Fimit sgr ha quindi avviato tutte le vie legali e amministrative per rientrarne in possesso, ma senza successo e perciò sta valutando di chiedere un risarcimento alle amministrazioni pubbliche e alle forze dell'ordine «a cui è addebitabile una ingiustificata inerzia nella gestione della vicenda». I proprietari, infatti, continuano a pagare le tasse di proprietà (Imu e Tasi), le rispettive spese legali e le varie utenze.

In questi giorni anche chi abita in via Cupa vive in condizioni di ricatto con la strada occupata (e chiusa dalle 23 alle 7) da 400 migranti messi lì dagli attivisti dell'ex centro Baobab solo per ottenere in concessione un altro immobile.

È lo stesso ministero dell'Interno a scrivere, in risposta a un'interrogazione, che «sia le modalità di arrivo degli stranieri che i contenuti emersi durante i colloqui intercorsi fra il personale di polizia e i volontari fanno ritenere che la situazione di concentrazione di persone abbia avuto lo scopo di ottenere in via emergenziale un assenso all'utilizzo del vicino ex Stabilimento Ittiogenico di proprietà della regione Lazio».

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