Quell'accusa ai politici: «Dispetti agli italiani per vendicarsi dei tagli»

Boeri: «Il Parlamento ha boicottato l'invio delle lettere arancioni sulle previsioni di pensione. Una ripicca per le sforbiciate ai vitalizi»

Roma Galeotta fu la proposta di tagliare i vitalizi di deputati e senatori. Se solo poco più di 100mila italiani hanno ricevuto la famosa «busta arancione» dell'Inps, secondo il presidente dell'istituto Tito Boeri, la colpa sarebbe dei parlamentari irritati per la scure che l'economista avrebbe voluto far calare sui loro assegni pensionistici.È stato lo stesso Boeri ieri a ribadire con forza il concetto nel corso di un'intervista con Maria Latella a SkyTg24. Ci sono «voci che dicono che sia stato fatto perché noi abbiamo proposto di tagliare i vitalizi», ha dichiarato precisando che «se fosse vero, sarebbe un fatto gravissimo». La scarsa qualità della classe politica è pressoché un dato di fatto, ma la pochezza di una ripicca giocata sulle spalle dei lavoratori dipendenti italiani restituisce un quadro desolante di coloro che sono stati chiamati a sedere sugli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama. Il presidente dell'Inps, infatti, si è esplicitamente riferito a un emendamento alla legge di Stabilità che invocava la possibilità di rimodulare il bilancio dell'istituto - senza oneri aggiuntivi per lo Stato - in modo da liberare maggiori risorse per gli invii delle comunicazioni. «Abbiamo una spesa contingentata per le spedizioni postali e potevamo benissimo prelevarla da altri capitoli del bilancio», ha ricordato sottolineando come «per due volte qualcuno ci ha fatto lo sgambetto di togliere queste due righe dall'emendamento».Il presidente dell'Inps, come documentato dal Giornale, si lamenta da un paio di mesi di questo «boicottaggio» da parte del Parlamento e dei ministeri competenti che non si sono peritati di rendere più flessibile il bilancio. È ben difficile spiegare all'opinione pubblica come non sia stato possibile reperire risorse in un conto economico che nel 2014 ha annotato spese per i beni di consumo per 1,4 miliardi di euro, dei quali 105 milioni sono stati rappresentati dagli invii per corrispondenza.Invece quella famigerata relazione sulla riforma previdenziale, che Boeri mandò a Renzi chiedendogli di disboscare i privilegi, si è trasformata in un boomerang. Che ha colpito le buste arancioni con le simulazioni dei trattamenti pensionistici dei dipendenti privati. La proposta, infatti, prevede una riduzione fino al 50% per gli assegni vitalizi «oltre 80-85mila euro all'anno», ipotesi contenuta nel pacchetto di misure avanzate a giugno al governo per una riforma complessiva delle pensioni. La platea coinvolta, alla fine, sarebbe piccola, «circa 200mila persone», ha precisato Boeri, elencando, oltre a politici, «dirigenti di aziende, personale delle Ferrovie dello Stato e altre categorie». Ma ricca di personaggi noti come Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Franco Bassanini e Giuliano Amato (la cui pensione è sospesa perché giudice costituzionale) e meno noti come l'ex Svp Roland Riz o l'ex capo di Tim Mauro Sentinelli (91mila euro al mese di pensione).

A far da contraltare ci sono appunto i lavoratori del settore privato che con le nuove regole vedranno restringersi il loro trattamento al 50-60% dell'ultima busta paga (se tutto è in regola e non vi sono buchi previdenziali) e che con le informazioni della «busta arancione» possono pianificare un piano integrativo. Tutti coloro che si registrano su www.inps.it facendosi inviare a casa le 8 cifre che compongono il pin di 16 caratteri possono trovare sul sito questi dati che, per vendetta, magari non riceveranno a domicilio.GDeF

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