Quelle denunce Cisl a vuoto: "Siamo bancari, non croupier"

Dopo le mosse spericolate di Etruria l'allarme Fiba a un convegno del 2013 con il vicedirettore Consob e il sottosegretario Baretta: "Servirebbe l'obiezione di coscienza. Vendiamo prodotti che non conosciamo"

Quelle denunce Cisl a vuoto: "Siamo bancari, non croupier"

dal nostro inviato ad Arezzo - Les jeux sont faits, i buoi sono scappati e i soldi investiti nelle azioni e nelle obbligazioni subordinate di Banca Etruria sono andati in fumo. La partita, ormai, si gioca su altri tavoli. Quello politico e, soprattutto, quello giudiziario, con la procura di Arezzo che, investita da una valanga di esposti dei clienti spennati, adesso indaga per truffa.Eppure qualcuno aveva messo in guardia da questo disastroso epilogo, paragonando certe strategie bancarie a quelle di un casinò disonesto, proprio mentre i vertici della Bpel strigliavano i dipendenti della banca per convincere con le buone o con le cattive casalinghe, pensionati e risparmiatori vari a sottoscrivere quei vantaggiosissimi titoli tossici. Un allarme in piena regola, lanciato di fronte a una platea esperta e qualificata, che contava tra l'altro sulla presenza del vicedirettore della Consob, Giuseppe D'Agostino, e sul sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta. Era il 4 ottobre del 2013, nelle filiali di Banca Etruria si seminavano alacremente le obbligazioni subordinate nei portafogli dei clienti e il sindacato dei bancari Cisl, la Fiba (ora First) organizzava un convegno a Firenze dal titolo eloquente: «Banche, non case da gioco: la tutela del risparmiatore». Sulla locandina, un bancario in giacca con una mano lavora al pc e con l'altra raccoglie fiches da un tavolo verde. Sul palco, invece, prende la parola per aprire i lavori l'allora segretario regionale della Fiba, Stefano Biondi. Che non le manda a dire. «Vogliamo fare i bancari, non i croupier», esordisce. «Vorremmo avere il diritto all'obiezione di coscienza su certi prodotti che talvolta veniamo spinti a vendere senza sapere neppure noi che cosa siano, tanto sono complessi».

Sembra di leggere, in anticipo di due anni, le dichiarazioni dei bancari «pentiti», che dopo l'azzeramento delle obbligazioni subordinate seguito al decreto salva banche hanno confessato a tv e giornali le fortissime pressioni ricevute dai superiori per riuscire a far investire nei titoli ad alto rischio. E tutto avveniva davanti agli occhi e alle orecchie del vicedirettore dell'autorità deputata a tutelare gli investitori.Ottenuta l'attenzione - almeno apparente - dei presenti, Biondi prosegue cambiando metafora, ma con la stessa virulenza. «Le banche sono spesso negozi dove si vendono prodotti finanziari dei quali lo stesso operatore che li vende non conosce il contenuto». Dunque la prospettiva per l'ignaro cliente non è rosea, prosegue il sindacalista. «È come comprare un prodotto alimentare nel quale non sappiamo se ci sono dentro materie tossiche», aggiunge Biondi, chiedendo di «tornare a dividere le banche d'affari dalle banche ordinarie che aiutano i cittadini». E ancora: «Non voglio dire che le banche non debbono fare utili, ma l'esasperazione del fare denaro col denaro produce danni».Già, eppure i croupier hanno continuato a stimolare le «puntate» alla roulette dei bond tossici, e si sa come è andata a finire. Anche qui, comunque, niente di nuovo.

La prova? Pochi mesi prima, a febbraio, lo stesso Biondi, mentre a Siena Mps colava a picco, anche lì col suo corollario di polemiche politiche e inchieste giudiziarie, denunciava il «casinò finanziario» che aveva portato alla «inquietante ed emblematica» vicenda del Monte Paschi, e gli allarmi - a vuoto - lanciati fin dal 2007. E adesso? Rien ne va plus: da un crac all'altro, è cambiato poco. MMO

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