Quelle trattative da vecchia politica

Squadra in alto mare: Di Maio insiste per farne parte I dem pretendono il Viminale: in pole l'ex Minniti

Quelle trattative da vecchia politica

«Per conto mio non c'è nulla di irrazionale nel chiedere un vicepremierato, ma se questo dovesse essere il macigno che grava sulla possibilità di dare al Paese soluzioni, sono certo che Di Maio e Conte penseranno alla soluzione più capace di tutelare i diritti di tutti. Luigi ha detto in più occasioni che nessuno di noi ha l'ambizione personale come stella cometa». Eccolo, il macigno che si frappone ancora tra gialli e rossi. Luigi Di Maio vuole restare vicepremier nel Conte bis, nonostante malumori per il suo arroccamento serpeggino nel M5s, almeno sentire le parole di Nicola Morra.

Sarà Conte a decidere, pressato dal Pd che pretende il vicepremier unico di appartenenza democratica. I nomi restano quelli di Andrea Orlando e di Dario Franceschini. Il presidente del Consiglio incaricato ne vorrebbe invece due «o nessuno», aveva già fatto sapere a Zingaretti. Nel caso non passasse la linea dem, al Pd andrebbe la casella di sottosegretario alla presidenza del consiglio, per cui è in lizza anche la vice di Zingaretti, Paola De Micheli. Per lei viene dato come certo l'ingresso nella compagine di governo: potrebbe in alternativa andare allo Sviluppo economico, oggi dello stesso Di Maio. Il capo grillino non vorrebbe cedere il Lavoro, il ministero chiave per portare avanti le battaglie pentastellate su salario minimo e reddito di cittadinanza. E non è certo che traslochi alla Difesa, dipende da come finirà col suo ruolo da vicepremier.

Di fatto al Pd andrebbero sulla carta Interni, Economia ed Esteri. I dem continuano a reclamare il ministero dell'Interno per smontare i provvedimenti salviniani che vietano l'ingresso in Italia alle navi ong che salvano i migranti: forte il pressing di queste ore affinché si cambi subito linea, a partire dal caso della Mare Jonio. In pole ci sono l'ex inquilino del Viminale Marco Minniti, noto per le posizioni più rigorose in tema di immigrazione, un tecnico come Franco Gabrielli, capo della polizia, e l'ex capo di gabinetto e prefetto Mario Morcone. Il quale ha già detto che «il decreto sicurezza bis va subito abolito».

All'Economia sono in discesa le quotazioni dell'eurodeputato Pd Roberto Gualtieri, mentre si alzano quelle dell'economista Lucrezia Reichlin. Si fa poi il nome di Carlo Cottarelli, ma nel rebus non è certo che l'attuale ministro Giovanni Tria, debba lasciare. Agli Esteri ora c'è Enzo Moavero Milanesi, che pur essendo gradito ai promessi alleati, nel valzer delle poltrone potrebbe liberare la Farnesina per Paolo Gentiloni, nel caso quest'ultimo non dovesse fare il commissario Ue.

Considerati intoccabili da Di Maio i fedelissimi ministri Riccardo Fraccaro - che dai Rapporti col parlamento potrebbe spostarsi alle Riforme - Giulia Grillo alla Salute, e Alfonso Bonafede alla Giustizia. Anche se, oltre all'ex ministro dem Orlando, per via Arenula è spuntato il nome in quota Pd dell'ex magistrato Gianrico Carofiglio. Il capogruppo grillino Patuanelli sembra a un passo dal sostituire il collega Danilo Toninelli alle Infrastrutture.

Conferma in vista per Laura Castelli che dovrebbe restare viceministro dell'Economia.

In odor di promozione invece il grillino Vincenzo Spadafora, nella cui casa ai sono svolte le febbrili riunioni nei giorni della crisi: potrebbe essere il prossimo sottosegretario alla presidenza del consiglio dovesse esserci un vicepremier unico del Pd, o diventare ministro per la Famiglia. Ci sono però altri nomi da sistemare: i dem Lorenzo Guerini, Marina Sereni, Graziano Delrio, e i pentastellati Nicola Morra e Lorenzo Fioramonti.

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