Quell'incrocio in Porta Vittoria che ancora non sa di essere piazza

Quell'incrocio in Porta Vittoria che ancora non sa di essere piazza

È una piazzetta priva ancora dello statuto di piazza, o di largo. Ha la forma di un triangolo allungato, con al vertice l'incrocio di Via Spartaco e alla base il tratto tra Via Cadore e Via Pinaroli, che proprio in questo punto si stacca da lei per intraprendere un suo personale percorso leggermente sbieco.

Trovatasi lì quasi per caso, senza grande nozione di sé, questa piazzetta si è scoperta piazza, ossia luogo, posto, solo di recente. Niente bellezze architettoniche, niente teatri o sale conferenze. Eppure è un luogo, che significa poi un affaccio verso l'interno, un guardare-dentro, un punto di concentrazione di sguardi, e insieme la possibilità di stare, di sostare, addirittura una destinazione. Quasi spontaneamente, qui sono sorti nel tempo ristoranti e locali simpatici, senza che un'anima particolare l'abbia vinta sulle altre.

Piazzette così vanno conquistate, meritate. Ci potete arrivare per caso, ma non sarà un caso se susciterà in voi il desiderio di farci ritorno o se, viceversa, vi lascerà indifferenti. Qui non c'è la Madonnina o il Cenacolo. Qui c'è solo un triangolo di sosta, vita che rallenta, mescolanza umana che non vuol dire cose importanti ma a cui è sufficiente esistere.

Nessuno però si potrebbe affezionare a un luogo come questo se non ci fosse qualcuno da incontrare, un appuntamento da onorare. Il mio è con un amico, il grande pittore Giovanni Frangi. Con lui ringiovanisco di vent'anni, con lui nella penombra del suo bellissimo studio si parla di arte e libri senza doverne trarre qualcosa. Questa piazzetta per me esiste perché, prima di tutto, esiste lui.

Vi sembra poco? Noi, che non abbiamo Trastevere, né Testaccio, e detestiamo la mondanità salottiera, e dobbiamo appellarci alla clemenza delle Librerie Feltrinelli con bar per sperare che la Cultura possa avere ancora qualche piccolo luogo non giurisdizionale; noi che sentiamo questo bisogno di libertà e se volete anche di anarchia ma stupida, demente, o ancora di spensieratezza, o ancora di infantile presunzione, noi che col passare degli anni abbiamo sempre più a noia le parole indiscutibili e sempre più amiamo la cultura passeggera, che è poi la sola possibile, la più simile a Dio, che è il passeggero per eccellenza, Colui che passa in punta di piedi: ebbene, noi abbiamo sempre

bisogno di una piazza come questa, di un angolo che per il momento sfugga alle mappe, e dove ci si possa incontrare non per cambiare il mondo ma per trovare il ristoro di un'idea, di una voce amica, di una cedrata Tassoni.

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