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"Questa idea di statalismo è pericolosa. Servono gli investimenti, non i bonus"

L'economista: "Giusto aiutare le fasce più deboli, ma l'idea di abolire la povertà è un'illusione. Le risorse del reddito vadano ad altri capitoli"

"Questa idea di statalismo è pericolosa. Servono gli investimenti, non i bonus"

Il reddito cittadinanza alla famiglia dei fratelli Bianchi accusati dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte, è una notizia «pericolosa - dice l'economista Giulio Sapelli - perché la rabbia sociale può essere tanta. Detto questo, il reddito di cittadinanza è arrivato anche a chi non doveva andare, perché non ci sono stati adeguati controlli».

È andato anche a mafiosi.

«È vero, ma torniamo per un attimo a riflettere su Beccaria, dobbiamo ricordarci sempre il principio che se una persona è stata condannata deve avere sempre la possibilità di risarcire la sua pena. Siamo in uno stato di diritto. Certo sul reddito di cittadinanza ci sono state molte storture, perché sono stati dati soldi a pioggia senza le basi necessarie. Prima di fare misure di questo tipo di misure bisogna mettere in piedi infrastrutture pubbliche e private che possano erogare in modo equo e tecnicamente adeguato il sussidio. In Italia non ci sono».

Questa misura nelle intenzioni dei Cinque Stelle avrebbe dovuto abolire la povertà.

«Non possiamo continuare nell'illusione. Perché più pericolosa di un certo statalismo è l'idea che l'occupazione si crei con il consumo, con la spesa. La ripresa economica si genera creando occasione di lavoro e facendo aumentare il profitto capitalistico, da cui deriva il salario e da cui deriva alla fine la capacità spesa. È la strada più lunga ma è anche quella obbligata. Chi eroga questo capitale, che può essere anche lo Stato, deve capire che quello che serve non è solo un sussidio temporaneo. Va data la possibilità alle imprese di continuare gli investimenti, non basta dare bonus. E non funziona neanche questa idea folle di fare entrare con lo Stato nel capitale imprese. In tutto il mondo c'è un'economia mista Stato-privato, ma l'importante è da questa combinazione si investa sui posti di lavoro. Con la deflazione che abbiamo, con tassi negativi e salari bassissimi creare profitto è già difficilissimo, se si pensa di ovviare buttando soldi a vuoto non si va da nessuna parte».

Di fronte il governo ha la sfida del Recovery Fund.

«È una sfida enorme ma il rischio di sbagliare è dietro l'angolo, e sono preoccupato perché al governo non c'è nessuna mente economica, i consulenti economici che ci sono hanno teorie economiche sbagliate che non mettono in moto un meccanismo di crescita. Meccanismo che solo gli investimenti possono innescare. Bisogna creare un tessuto infrastrutturale e logistico in Italia, con il fondo europeo l'occasione c'è, eccome, ma vedrà che non lo faranno. Questo governo ha troppe pressioni di gruppi di interesse finanziari, e l'industria non riesce in questo momento a fare abbastanza pressione sulla politica».

Teme che si ritorni a politiche stataliste?

«Prima di tutto bisognerebbe mettere parte delle risorse del reddito di cittadinanza su altri capitoli. C'è una parte di popolazione in povertà e ai margini che va aiutata, e che è giusto aiutare. Ma bisogna anche chiedersi come mai i depositi bancari aumentano. Ci sono i soldi. Eppure la gente non spende perché ha paura del futuro, e avrebbe bisogno di fiducia. In questo senso bisogna ricordare che non è vero che l'Italia è un paese sull'orlo del baratro, ha visto quanto lo spread è sceso? Il motivo è che il Tesoro non ha bandito l'ultima asta per i btp, perché abbiamo avanzi di cassa. Dire che l'Italia non è stabile sui mercati è una stupidaggine. Va ricreata la fiducia, e soprattutto vanno spesi bene i soldi che già ci sono, al di là del Recovery fund. Ci sono 90 miliardi già stanziati e bloccati.

Usiamoli, non per fare altri redditi di cittadinanza».

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