AteneChissà se il leader di Syriza sarà stato ispirato dal romanzo «Fasciocomunista» dell'italiano Antonio Pennacchi. Fatto sta che la prima mossa, totalmente a sorpresa, il 41esimo neo premier ellenico la riserva alla voce alleanze: fa già piangere la sua sinistra invocando il soccorso nero.
Il governo greco intenzionato ad azzoppare la troika nasce sotto le bandiere del fasciocomunismo in salsa ellenica. Saranno infatti gli indipendenti di destra dell'Anel la stampella che assicurerà a Tsipras (che ha ricevuto anche la telefonata di Putin) la maggioranza in Parlamento. Il giuramento di ieri (in cui spicca l'assenza poco politically correct di Samaras), fatto per la prima volta non sulla Bibbia così come era consuetudine nella Grecia dove la Chiesa Ortodossa è onnipresente, è la dimostrazione che Tsipras ha scelto una strada diversa: rispetto non solo alle previsioni, ma a questo punto anche ai canoni politici classici. E il feeling con il leader dell'Anel Panos Kammenos, il Farage dell'Acropoli, è lì a certificarlo.
Si tratta di una formazione nata dalla scissione con i conservatori di Nea Dimokratia: lo stesso Kammenos fu invitato a cambiare aria quando non votò la fiducia al premier tecnico Lukas Papademos. Erano i giorni a cavallo tra il 2011 e il 2012 quando, dopo il vertice di Cannes, era maturata la consapevolezza che l'eurozona era prossima all'implosione. E successivamente il suo voto contrario al memorandum della troika fu la certificazione di una rottura insanabile, non solo con i vecchi sodali di partito, ma con una visione politica che di fatto iniziò a fare a meno della sovranità nazionale. L'Anel però presenta delle oggettive macro differenze rispetto a Syriza, praticamente su tutti i temi tranne che su euro e memorandum. I primi sono vicini alla Chiesa Ortodossa, conservatori sui temi etici e poco inclini alla cittadinanza per gli immigrati. Syriza predilige l'ateismo, crede nelle coppie di fatto e vuole trasformare i due milioni di stranieri in nuovi cittadini ellenici 2.0. In comune, però, covano quel sentimento anti austerità che è alla base dello scontro con Berlino.
Al pari di Nick Farage, Kammenos (che non sarà vicepremier, ma probabilmente ministro della Difesa) è uno che va dritto al cuore delle questioni. Quando Atene ospitò due anni fa la visita del ministro tedesco Wolfgang Schaeuble, lo definì persona non grata chiedendosi se qualcuno gli avesse ricordato dei miliardi che la Germania deve ancora pagare alla Grecia per le riparazioni di guerra del '45. Sul debito ha una posizione integralista: dovrebbe essere sottoposto a un audit e cancellato in larga parte, anche perché questa Europa «è governata da tedeschi neo-nazisti».
Ma ad Atene, così come a Bruxelles, il tempo stringe e già oggi si dovrebbe avere la lista dei ministri, solo undici, per dare inizio all'ambizioso programma anti austherity. La mossa di Tsipras di coinvolgere la destra greca alla Farage può essere letta come la plastica raffigurazione di quanto occorra una risposta anti sistema che contrasti nel merito, e non ideologicamente, le direttive di Bruxelles. E quell'istantanea di prima mattina nella sede di Syriza con i due leader intenti a sorseggiare un caffè e a prestare sorrisi ai flash di mezzo mondo, è più di una semplice foto in prima pagina. Gli anti euro di destra e i radicali col pugno alzato sono, oggi, la nuova strana coppia al centro dell'Egeo che, come Leonida alle Termopoli contro Serse, promette di vendere cara la pelle a Berlino.
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Sta costando sempre più cara alla Russia la caduta verticale del rublo provocata dall'avvitamento delle quotazioni del petrolio. Standard&Poor's ha infatti deciso ieri di abbassare il rating sul debito sovrano di Mosca da BBB-, lo stesso dell'Italia, a BB+, un livello considerato speculativo, ovvero spazzatura. L'outlook, cioè le prospettive sull'economia del Paese, è negativo.
Un'altra doccia gelata per Vladimir Putin, che non ha fatto neppure in tempo a felicitarsi dell'aumento dell'1,7% della produzione industriale nel 2014 nonostante le sanzioni economiche. Il futuro appare incerto. È probabile che quest'anno il Pil subisca un calo del 5%, in assenza di un recupero del greggio, tornato ieri sotto i 45 dollari il barile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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