Politica

Una sinistra muta davanti alle tragedie

L a morte della giovane nigeriana, madre di due figli che ha perso la vita in un incendio nel campo di Metaponto, dove con altri 500 stranieri raccoglieva pomodori, non ha provocato scandalo e neppure richieste di un cambiamento immediato delle condizioni di vita estreme e disumane dei migranti. Condizioni che rimarranno tali nell'indifferenza di chi vuole ingressi liberi e ne fa una questione di umanità. Di fronte allo scandalo di Bibbiano la sinistra ha tenuto lo stesso atteggiamento: invece di sentire l'esigenza di scoprire la verità si è trincerata dietro al silenzio, invocando il rispetto dei minori coinvolti nell'inchiesta che in questo momento vorrebbero invece una reazione forte per tornare tra le braccia dei genitori. Di fronte ai 21 voti presi da Domenico Lucano a Riace, simbolo per la sinistra di quell'accoglienza, hanno steso un velo pietoso invece di interrogarsi sulle posizioni degli italiani che vorrebbero rappresentare e sulla fine solitaria del loro eroe. Se il popolo che deve accogliere e integrare i migranti non vuole farlo la via non può essere quella della imposizione ma del dialogo e del compromesso tra le parti. Questo comportamento per cui gli altri sarebbero indegni di ascolto se privi dei loro valori non paga più eppure è esattamente l'atteggiamento che una sinistra ormai residua mantiene in tutti i campi lasciando a Salvini la possibilità di sintonizzarsi con gli italiani usando un impeccabile refrain: «Amici, se voi ci siete io ci sono, al vostro fianco». La sinistra ha urlato forte soltanto per accusare l'avversario di peccati di cui l'elettorato non si interessa. La moto d'acqua, la giornata al Papeete, la difesa a spada tratta delle forze dell'ordine di fronte ai diritti lesi dei criminali e della nostra società con le sue tradizioni e i suoi costumi che dovrebbero cedere il passo a una globalizzazione che la maggioranza ancora non desidera. Salvini non si sta ponendo come il Salvatore della patria e della umanità, ma si è messo a fianco e non al di sopra del popolo cui chiede il consenso senza mantenere quella distanza spocchiosa che i social network hanno eliminato tra i membri della società. Salvini riveste un ruolo ma dichiara di farlo soltanto per i suoi figli e per gli italiani e non in base ai suoi ideali ma a quelli di chi lo voterà. È una leadership umana e alla portata di tutti che non si sposa con lo spauracchio del dittatore in erba che gli avversari dipingono nel tentativo di demonizzarlo e detronizzarlo. Salvini c'è, la sua presenza è forte e chiara, si sente tra la gente con cui ama ritrarsi tra sorrisi e strette di mano.

Se questa è l'opposizione che almeno non si lamenti se c'è chi grida lunga vita al capitano.

Commenti