Patricia Tagliaferri
Roma Il giorno dopo aver «blindato» la linea rigorosa del governo nei confronti delle Ong che solcano il Mediterraneo, rappresentata dal ministro Marco Minniti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione dell'anniversario della tragedia di Marcinelle, ha avuto parole di solidarietà nei confronti dei migranti che approdano sulle nostre coste in cerca di una vita migliore, così come sessant'anni fa la nostra gente andava all'estero per cercare di che sfamare le proprie famiglie.
Da una parte, dunque, il Capo dello Stato appoggia il pugno duro del Viminale, dall'altra si mostra indulgente con la linea più soft, quella rappresentata dal ministro dei Trasporti Graziano Delrio, cercando la quadratura del cerchio con parole che però fanno infuriare la Lega perché interpretate come un voler paragonare gli italiani che emigrarono in Belgio per lavorare in miniera in condizioni durissime, in fuga dalla povertà del secondo dopoguerra, ai profughi di oggi che arrivano dall'Africa. «Generazioni di italiani hanno vissuto la gravosa esperienza dell'emigrazione - ha scritto Mattarella in un messaggio in cui ha ricordato i 136 nostri connazionali emigrati che l'8 agosto del 1956 morirono nell'incendio della miniera del Boiz du Cazier - hanno sofferto per la separazione dalle famiglie d'origine e affrontato condizioni di lavoro non facili, alla ricerca di una piena integrazione nella società di accoglienza». Per questo Mattarella ha invitato a riflettere su «coloro che oggi cercano anche in Italia opportunità che noi trovammo in altri Paesi», sollecitando «attenzione e strategie coerenti da parte dell'Unione Europea».
Un accostamento non gradito dal leader della Lega. «Mattarella paragona gli italiani emigrati (e morti) nel mondo ai clandestini mantenuti in Italia per fare casino? Si vergogni! Mattarella non parla a nome mio», twitta subito Matteo Salvini con l'hashtag #stopinvasione.
Il deputato leghista Paolo Grimoldi rafforza il concetto: «È vergognoso che il presidente paragoni gli italiani che andavano a sgobbare in Belgio o in altri Stati, dove lavoravano a testa bassa, dormendo in baracche e tuguri, senza creare problemi, agli immigrati richiedenti asilo che noi ospitiamo in alberghi, con cellulari, connessione internet, per farli bighellonare tutto il giorno e avere poi problemi di ordine pubblico e disordini».
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