Quirinale 2015

Quirinale, Renzi ai suoi: "Nome secco al quarto voto"

Il premier detta la linea ai suoi: "Niente terna, dal Pd nome secco". E Civati lo sfida: "Candidiamo Prodi"

Quirinale, Renzi ai suoi: "Nome secco al quarto voto"

Oggi il Pd, domani tutti gli altri partiti. Matteo Renzi avvia le consultazioni per il Quirinale nella convinzione che per eleggere il nuovo presidente della Repubblica sia necessario partire dal confronto interno ai dem ma che poi sarà inevitabile dialogare con le altre forze politiche perché il Pd non è autosufficiente. "Il Pd voterà scheda bianca alle prime tre votazioni", fa sapere il premier avvertendo, però, i suoi che se c'è qualcuno che non è d'accordo con la linea tracciata "dovrà dirlo apertamente". Insomma, niente franchi tiratori nel segreto dell'urna. Quello che vuole scampare è la pubblica gogna come già era stato con Pierluigi Bersani.

"Il Pd proporrà agli altri partiti il nome di un candidato al Quirinale - fa sapere Renzi intervenendo all'assemblea dei deputati piddì - niente terne, ma una proposta secca". A tre giorni dall’inizio delle votazioni per il capo dello Stato sono ancora molti i nomi che girano. Ogni giorno le quotazioni del borsino subiscono variazioni: oggi viene dato in ascesa un ex segretario Dem come Piero Fassino ma resiste anche il trio Prodi-Veltroni-Amato. Ma, all'indomani della vittoria di Alexis Tsipras in Grecia, torna a farsi largo anche l’ipotesi di un tecnico come il governatore di Bankitalia Ignazio Visco o il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. I contatti fra i protagonisti sono continui ma sia la minoranza democrat sia Silvio Berlusconi sono ancora in attesa di conoscere il candidato del premier. E ognuno rivendica la necessità che sia un profilo, e un nome, condiviso. "Non facciamo i nomi dei candidati perché poi decidano altri", avverte Renzi che si terrà alla larga dal proporre una rosa di nomi. Farà, quindi, una sola proposta. Prendere o lasciare. Un candidato "secco" per provare a chiudere già alla quarta votazione, quando gli basterà la maggioranza assoluta per decidere chi piazzare al Quirinale.

Dopo le prove di forza dei giorni scorsi, consumate durante l'esame della legge elettorale in Senato, sono in corso trattative con tutte le aree deidissidenti del Pd, bersaniani in testa. L'ex segretario piddì non si è nemmeno presentato all'assemblea. Eppure, secondo fonti vicine al Nazareno, i due potrebbero incontrarsi per trovare la quadra. "Non penso - osserva però il vicesegretario Dem Lorenzo Guerini - che tutto dipenda da un incontro tra due leader". Poi certo, aggiunge, si sta "ricercando l’unità dentro il Partito democratico sapendo che noi abbiamo una grande responsabilità: esprimiamo 450 grandi elettori". Un numero alto ma non sufficiente a eleggere il nuovo inquilino del Colle da soli: tralasciando le prime tre votazioni, dove serve la maggioranza qualificata dei 2/3, dal quarto scrutinio sono infatti necessari 505 voti. "Immaginare di eleggere da soli il presidente della Repubblica - sottolinea Guerini - è immaginare qualcosa che non si può realizzare". Ecco quindi che gli altri partiti diventano necessari.

Domani, quando Renzi incontrerà tutte le forze politiche sarà la volta anche di Forza Italia, anche se non è escluso che Renzi e Berlusconi tornino a vedersi in un incontro separato. Il capogruppo degli azzurri al Senato Paolo Romani si dice convinto che il premier non potrà non tenere conto del "blocco dei moderati" e che dunque sia difficile che in caso di intesa con la minoranza Pd possa nascere una candidatura sgradita a Forza Italia. Ma a fare da controcanto c'è l’area più irriducibile della minoranza dem.

"Vorrei che il nome non fosse deciso da un veto di Berlusconi", dice Pippo Civat, che insiste nel rilanciare Romano Prodi per sfidare la leadership di Renzi.

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