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La Raggi incassa un altro no E Grillo imbavaglia i suoi

Anche Tutino rifiuta il posto da assessore: «Stop alla graticola». Beppe vieta di parlare di Roma: «Zitti tutti»

Fuori un altro. Anche il consigliere della Corte dei Conti Salvatore Tutino, la cui nomina ad assessore al Bilancio sembrava solo una questione di ore, ha fatto un passo indietro. Lasciando il Campidoglio in una palude dalla quale Virginia Raggi non riesce ad uscire. Con Grillo, di riflesso sempre più in difficoltà, che impone via Twitter a tutti i portavoce M5S di non fare dichiarazioni né rilasciare interviste.

Su Tutino la sindaca di Roma dissimula il proprio disappunto: «Era solo una delle ipotesi, il nome arriverà presto». Ma nello stesso tempo finisce di nuovo nel mirino per il no alle Olimpiadi, ribadito ieri in Commissione Sport in Senato. Durante l'audizione, parlando della carenza delle infrastrutture sportive della Capitale e delle periferie, la sindaca chiede al governo di spostare al quotidiano i fondi stanziati a sostegno della candidatura ai Giochi del 2024: «Perché Roma immaginiamo rimarrà in piedi da qui alle Olimpiadi e i romani continueranno a vivere qui». La sindaca vorrebbe che il rifiuto non venisse usato come ricatto economico, ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, confeziona per lei una replica al vetriolo: «Il Comune di Roma è il più aiutato dello Stato italiano, grazie ai soldi per il debito, fatto dai romani e pagato dagli italiani. Se la sindaca non riesce ad averne contezza può agevolmente chiedere al suo assessore al Bilancio. Siamo pronti al Patto per Roma, ma la Raggi non pensi di bluffare con noi: i soldi che sarebbero arrivati su Roma per le Olimpiadi andranno a Parigi o a Los Angeles. Aver rinunciato alle Olimpiadi toglierà perciò risorse alle periferie romane». Peccato che per il momento la sindaca non abbia assessori al Bilancio da consultare, perché dopo le dimissioni di Minenna e l'affossamento della nomina dell'ex magistrato contabile De Dominicis, anche Tutino ha dato forfait. E lo ha fatto, a sorpresa, poche ore dopo aver rilasciato un'intervista in cui si diceva disponibile ad entrare in giunta. Il dietrofront è arrivato quando si credeva finalmente trovata la quadratura del cerchio: «Non posso accettare accuse infondate e prive di ogni elemento di verità. Avevo dato la mia disponibilità consapevole delle difficoltà e dei rischi che l'impegno avrebbe comportato. Ma pensavo a difficoltà legate al lavoro. Invece da diversi giorni sono sulla graticola sottoposto a esami surreali». Il magistrato fa un passo indietro dopo il veto alla sua nomina posto da alcuni esponenti pentastellati che lo ritenevano uno della casta. Ora dice: «Sono diventato oggetto di una contesa in cui, più che i curricula, contano le illazioni e dove le falsità e le beghe di una certa politica fanno aggio su professionalità e impegno».

Nonostante Grillo provi in tutti i modi a frenare i dissidi, i Cinque Stelle sono sempre più divisi.

Ora che anche la nomina di Tutino è sfumata c'è chi tira un sospiro di sollievo e chi teme che la presa del Campidoglio rischi di tradursi in una paralisi per tutto il Movimento. L'unica buona notizia del giorno è l'archiviazione dell'inchiesta nella quale la Raggi era indagata per una consulenza presso una Asl.

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