Rai, ecco il rigore a 5 Stelle: piazzare la biografa nel Cda

Una poltrona alla giornalista amica di Spadafora. In vista delle nomine pressing per far fuori Fi

Rai, ecco il rigore a 5 Stelle: piazzare la biografa nel Cda

Nella calura del luglio romano c'è solo una partita che fa sudare la politica: le grandi manovre sulla Rai. I tempi non sono brevi, ma l'importanza della partita e la complessità degli incastri spingono i partiti a un lavorio frenetico. E nonostante gli appelli degli «arbitri» Fico e Casellati a fare presto, i tempi sembrano destinati ad allungarsi. è slittato a oggi il Cda Rai che dovrebbe fissare i tempi per la scelta dei componenti.

Ci sono una serie di passaggi obbligati: prima la nomina dei componenti della Commissione parlamentare di Vigilanza, venti per ogni ramo del Parlamento. Poi arriveranno le scelte per i sette componenti del Cda Rai e il direttore generale, la poltrona che conta di più. E, dopo l'estate, la spartizione delle poltrone dell'informazione, le direzioni delle reti e soprattutto dei Tg. Un mosaico che vede le geometrie delle alleanze ricomporsi al di fuori degli schemi predefiniti. Ieri Repubblica ha dato voce alla solita istanza anti berlusconiana: una conventio ad excludendum contro Forza Italia che, secondo il quotidiano, dovrebbe precludere a qualunque esponente del partito azzurro la guida della Vigilanza, perché il leader del partito possiede tv private, sebbene non siano più le sole concorrenti della Rai.

Nella partita delle commissioni cosiddette di garanzia, che spetterebbero alle opposizioni, è forte la spinta renziana per garantire al Pd la guida del Copasir, pallino di Renzi e del suo giglio magico, di cui fa parte anche l'esperto di intelligence Marco Carrai. Repubblica, pur di fermare gli azzurri facendo saltare lo schema Copasir-Pd (con Lorenzo Guerini) e Vigilanza- Fi (con Maurizio Gasparri), pungola il Pd e soprattutto l'ala più intransigente dei grillini, accusandoli di essere troppo teneri verso Berlusconi. I Cinque stelle a loro volta si stanno dando un gran da fare sotto, si dice, la diretta supervisione di Beppe Grillo, che con la Rai ha un vecchio conto aperto. A gestire la partita che conta, quelle delle poltrone operative in Rai, da Palazzo Chigi c'è l'onnipotente Vincenzo Spadafora, fedelissimo di Di Maio e forse il più navigato tra i consiglieri della cerchia del leader grillino, dopo aver attraversato esperienze politiche di ogni colore. Il nome a sorpresa che circola in queste ore, è quello di Stefania Berbenni, esperta ex cronista del settimanale Panorama, che Spadafora apprezza al punto da averla chiamata a lavorare con lui quando era al Garante per l'Infanzia e da averle affidato la cura di un libro per lui molto importante: la propria biografia, pubblicata con il modesto titolo La terza Italia. Manifesto di un paese che non si tira indietro, ai tempi in cui Spadafora meditava di scalare le gerarchie della politica. L'attuale sottosegretario grillino alla presidenza del Consiglio la vorrebbe come membro del Cda Rai. Alla faccia dei moniti ai grillini sui «partiti fuori dalla Rai».

Nel pacchetto di Spadafora ci sarebbero altri due nomi in cima alla lista.

Innanzitutto quello di Eleonora Andreatta, figlia del compianto ministro democristiano, e ritratta dal Fatto quotidiano come una delle donne più potenti della Rai (essendo a capo della ricca divisione Fiction) e, come Spadafora, capace di navigare nelle acque politiche più diverse, tanto da essere stata in lizza come dg in era renziana. Stesso incarico in cui ora la vorrebbe Spadafora. Che per i Tg invece spinge sempre Alberto Matano, il giornalista di estrazione cattolica sponda Udc. Tg1 o Tg3? Dipenderà dal braccio di ferro con la Lega.

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