Con il reato di tortura rimpatri quasi impossibili

La nuova legge voluta da Pd e Alfano vieta di rispedire a casa chi proviene da Paesi dove si praticano sevizie

Con il reato di tortura rimpatri quasi impossibili

Un pasticcio legislativo che intimidisce le forze dell'ordine in un momento molto delicato per la sicurezza nazionale. Ma anche un provvedimento che rende ancora più difficile i rimpatri, già oggi complicati, costosi e numericamente insoddisfacenti (per usare un eufemismo).

Il giorno dopo l'approvazione del reato di tortura, fortemente voluto dal Partito Democratico e votato anche da Alternativa Popolare-Ncd, si scopre una «clausola» contenuta nella legge che Forza Italia aveva tentato nel corso del dibattito di circoscrivere e limitare. Il codicillo - passato sotto silenzio a livello mediatico - appare destinato a depotenziare ulteriormente quegli stessi rimpatri che il Pd, con il ministro degli esteri Minniti e i suoi rappresentanti parlamentari, evoca come vera risposta alternativa ai respingimenti.

In sostanza si stabilisce che non si potrà rimpatriare nessun migrante proveniente da Paesi in cui viene applicata la tortura. Ulteriore problema è che - nonostante i tentativi dell'opposizione - non è stato chiarita quale sia la fonte in base alla quale si stabilisce la lista dei buoni e dei cattivi. Un meccanismo perverso (e fortemente indefinito) che lascia una estrema discrezionalità al magistrato e rischia di alzare un muro invalicabile per i rimpatri.

La denuncia è firmata dal deputato azzurro Gregorio Fontana che entra nel dettaglio dei possibili effetti di quella che definisce «una sanatoria mascherata» e fornisce un dato impressionante. In sostanza, dice il parlamentare, dei 10.467 respingimenti effettuati dall'Italia dal 1 gennaio del 2017 al 15 giugno, ben 9.286 sarebbero stati con ogni probabilità impossibili con questa norma in vigore.

«La proposta di legge che introduce in reato di tortura è uno schiaffo alle Forza dell'Ordine e alle politiche di rimpatrio. Il provvedimento approvato ieri alla Camera dei Deputati, oltre ai noti e ben tristi effetti sull'operatività delle forze dell'ordine, nasconde un altro grave pasticcio legislativo: una norma contenuta nel provvedimento infatti comprometterà di certo il già compromesso sistema dei rimpatri, assumendo il sapore di una sanatoria mascherata» spiega Fontana. Facendo un calcolo sui dati recentemente forniti dalla Commissione migranti e tenendo solo in considerazione alcuni dei paesi sommariamente citati nella ricerca condotta per la campagna globale Stop alla Tortura, lanciata da Amnesty International nel 2014, dei 10.467 respingimenti effettuati dall'Italia dal 1 gennaio del 2017 al 15 giugno, ben 9.286 sarebbero stati con tutta probabilità impossibili con questa nuova norma in vigore».

Il deputato di Forza Italia e membro della Commissione Difesa aggiunge che, pur non essendo ovviamente Forza Italia contro il reato di tortura, non si può accettarne interpretazioni a maglie larghe che rischiano di mettere in discussione il già compromesso sistema di rimpatrio dei migranti. «Il provvedimento potrà compromettere l'efficacia del respingimento di chiunque possa paventare un generico rischio di essere sottoposto a qualsiasi tipo di tortura, non permettendo di distinguere, in modo chiaro, i Paesi che applicano la tortura in maniera estesa e sistematica da quelli nei quali i casi sono dovuti ad abusi».

Una denuncia

che mette sotto i riflettori le gravi responsabilità del governo e del Partito democratico rispetto all'emergenza immigrazione, al netto dell'indifferenza europea ribadita dolorosamente anche nell'ultimo vertice di Tallinn.

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