In epoca di fake news, non potevano certo mancare i fake follower dei nostri leader politici. Ossia l'esercito di «bot» e falsi utenti che ingrossa le fila dei seguaci di Renzi e soci su Twitter.
Non è una novità, perché sono anni che periodicamente si riparla dei tanti falsi profili presenti tra quanti seguono questo o quel politico sul popolarissimo social network. Ma stavolta a fare le pulci ai seguaci social dei cinguettii politici è stato il Cnr di Pisa, il cui istituto informatica e telematica - come racconta nella sua edizione online Repubblica - ha scoperto i profili falsi del tutto o comunque non attivi e ha stilato una classifica nella quale non mancano le sorprese. Soprattutto per la dimensione del fenomeno, vasta al di là del prevedibile.
I ricercatori toscani, per dirne una, hanno messo sotto la lente d'ingrandimento i 3 milioni e trecentomila follower del segretario del Pd Matteo Renzi, che di quella cifra fa un vanto. Ma dopo il vaglio del Consiglio nazionale delle ricerche, di quel cospicuo numero di follower del rottamatore ne resta valido solo un ottavo scarso: 400mila. L'88 per cento degli altri fan dei cinguettii renziani vanno invece appunto rottamati, perché sono inattivi o addirittura fake.
Un dato, questo, che piazza l'ex premier in cima alla classifica dei leader il cui seguito social è «gonfiato» dal fenomeno rispetto alla realtà. Sul podio, dietro Renzi, si accomodano a pari merito il presidente del Senato e leader di Liberi e Uguali Pietro Grasso e la numero uno di Fdi, Giorgia Meloni. Degli oltre 600mila follower che i due contano (604mila Grasso, 630mila la Meloni) l'86 per cento sono falsi o inattivi: sopravvivono 90mila utenti «reali» per la leader di Fratelli d'Italia e 82mila per Grasso.
Terzo nella classifica dei seguaci fake o inattivi è Matteo Salvini, che deve depennare dalla lista l'84 per cento dei suoi 643mila follower, ma i 100mila «buoni» che gli restano confermano comunque il leader del Carroccio come il secondo politico più seguito su Twitter dopo Renzi. Ma, rispetto ai dati ufficiali, ora il leghista lo tampina molto da vicino. Dietro Salvini ecco il candidato premier M5s Luigi Di Maio, con tre quarti dei suoi follower considerati dal Cnr o falsi utenti o inattivi, ed Emma Bonino, che deve sfoltire la sua platea virtuale del 70 per cento. Va di lusso a Silvio Berlusconi, più «fresco» di sbarco su Twitter, che può contare su un 59 per cento di follower vivi e vegeti.
Se non altro, secondo i ricercatori i dati «falsati» dei follower della politica nostrana non sono dovuti all'acquisto di «pacchetti» di finti utenti dalle tante followers factories che online propongono il servizio per aumentare fittiziamente la propria popolarità. Buona parte dei falsi seguaci twitter dei leader italici sono infatti inattivi, ossia gente che si è iscritta e ha poi abbandonato o segue saltuariamente il proprio profilo, lasciando vuoto il counter di tweet e retweet. E anche i fake presenti, stando alla ricerca del Cnr di Pisa, non desterebbero particolari sospetti, non essendo apparsi in blocchi massicci e omogenei tra i follower dei politici, come accade quando invece un pacchetto viene acquistato.
Recentemente il New York Times si è occupato di una di queste factories, la Devumi, che da un piccolo ufficio in Florida in sette anni di attività avrebbe venduto alla propria clientela oltre 200 milioni di follower. Un dato che la dice lunga sulla dimensione che il fenomeno ha già assunto oltreoceano.
Ma anche da noi,
a quanto pare. E che forse, alla luce del fatto che sarebbero almeno 7 milioni i bot presenti tra i 50 milioni di utenti attivi su Twitter, dovrebbe far ridimensionare l'importanza data al numero dei follower sui social.
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