Il reddito arriva subito, l'obbligo di lavorare solo dopo le elezioni

La misura svela il volto propagandistico: rinviati i richiami dai centri per l'impiego

Il reddito arriva subito, l'obbligo di lavorare solo dopo le elezioni

Roma - Il governo spera di finanziare il decreto famiglia con gli avanzi del reddito di cittadinanza. Ma cerca anche di rendere lo stesso reddito sempre più flessibile, imponendo di fatto ampi margini di tolleranza per chi gradisce la ricarica mensile sulla card, ma preferisce evitare il richiamo al lavoro. Tempi lunghi, insomma. La macchina entrerà a regime alla fine di giugno. Se a qualcuno verrà revocato il reddito, avverrà in estate, forse in autunno. Sicuramente non prima delle elezioni europee. Le policy economiche dell'esecutivo giallo verde si incrociano inevitabilmente con il voto.

Il ministero del Lavoro sta cercando una sponda nel ministero dell'Economia guidato da Giovanni Tria per fare passare il decreto famiglia, un assegno per i nuclei con figli da finanziare con un miliardo risparmiato dal reddito di cittadinanza. Costruzione che convince poco i guardiani dei conti, tanto che il varo del pacchetto caro al ministro Luigi Di Maio rischia di slittare. Una cattiva notizia per il leader pentastellato.

Tutto sotto controllo, invece, sul fronte del reddito di cittadinanza. Il presidente dell'Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) Domenico Parisi ha spiegato al Sole24ore che sono stati individuati i 120 mila nominativi da avviare al percorso personalizzato di inserimento lavorativo. Potranno essere convocati da subito, ma non per avviarli al lavoro. Sono in programma «sessioni informative di gruppo» che potranno durare fino al 24 giugno. Poi entrerà in campo la «piattaforma digitalizzata». I tempi per le eventuali offerte di lavoro da accettare obbligatoriamente, insomma, si allungano, così come le sanzioni e la revoca del sussidio.

Il reddito è invece già arrivato regolarmente. A fine aprile la prima ricarica della card a fine maggio arriverà la seconda. L'inserimento nel mondo del lavoro, in tempi molto più lunghi. Mancano i navigator, il sistema informatico che farà incontrare domanda e offerta di lavoro. Poco chiaro il sistema di sanzioni per chi rifiuterà di lavorare.

La procedura prevede che, a un mese dal riconoscimento del diritto al reddito di cittadinanza, chi è in grado di lavorare comunichi la disponibilità. Poi la convocazione ai centri per l'impiego, non prima del 24 giugno. Ma anche oltre.

Il M5s come punta molto sul decreto famiglia. Ieri il ministro del Lavoro Di Maio ha detto di sperare ancora che la misura sarà varata al consiglio dei ministri in programma per domani.

La copertura basata sui risparmi attesi dal reddito di cittadinanza, non è accettabile, per la stessa ragione per cui non si può mettere a copertura di una legge la lotta all'evasione fiscale. Tra oggi e domani si capirà se il governo intende trovare altre coperture, magari attraverso tagli alla spesa oppure se sceglierà di depotenziare il decreto, riducendone il costo.

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