Il regalo di Natale di Renzi: terremotati nei container

La macchina dell'emergenza è in grave ritardo E così la promessa dell'ex premier è rimasta sulla carta

Il regalo di Natale di Renzi: terremotati nei container

Come un'innamorata perduta o un parente che non c'è più. Sulle loro pagine Facebook gli amatriciani sfollati pubblicano canzoni, poesie, foto romantiche. Il soggetto è uno solo: il loro amato paese che non c'è più, sostituito dai container e dalle prime 25 casette in legno annunciate dall'ex premier Renzi come salvifica soluzione, ma che in realtà arriveranno a inverno finito. Chi ha deciso di rimanere nelle aree terremotate festeggerà il Natale in un container collettivo da 48 posti. Se è fortunato. Perché anche gli appalti per i container hanno subito ritardi e tanti hanno trascorso settimane dure nei tendoni gonfiabili della Protezione civile.

Non è la ricostruzione che è in ritardo, di quella si inizia appena a parlare. È in ritardo l'intera macchina dell'emergenza, quella che doveva portare a compimento i primi punti fermi: dare un tetto agli sfollati, verificare l'agibilità delle case. La maggior parte delle promesse fatte all'indomani della tremenda sequenza di terremoto che ha colpito il Centro Italia, è rimasta sulla carta. La scelta dell'uomo solo al comando, fatta appuntando la stelletta di commissario unico all'emergenza sul petto dell'ex governatore dell'Emilia, Vasco Errani, fin qui non è servita a snellire la burocrazia. Anzi. Per ora il principale risultato è aver chiamato Stefano Boeri a «dare un contributo di idee» (dopo aver annunciato che gli sarebbe stato dato un appalto da unico progettista) alla ricostruzione di Amatrice. Boeri, architetto rinomato e, incidentalmente, candidato alle primarie da sindaco di Milano per il Pd. Sempre incidentalmente, lo stesso partito di Errani. Per le casette, nonostante l'appalto preventivo il cui primo lotto è stato affidato già prima del sisma a una coop rossa dell'Emilia, bisognerà aspettare la primavera. I paragoni sono stucchevoli, ma come non ricordare le polemiche per le case all'Aquila (case stabili, non temporanee) che furono inaugurati cinque mesi dopo il sisma.

Ad Amatrice domani arriverà il nuovo premier Gentiloni a commemorare i quattro mesi dall'evento che ha mietuto più vittime. Il sindaco Sergio Pirozzi, che ha sempre giocato una partita accorta, evitando polemiche ma non lesinando sollecitazioni, ieri sul Tempo ha lanciato un appello a un deputato di ciascun gruppo parlamentare a trascorrere almeno una notte nei container, «così potranno vedere con i loro occhi cosa significhi».

Ma l'aspetto davvero inedito è che questo è il primo post terremoto fai-da-te. Di fronte alle lentezze della politica, e non a caso il presidente Mattarella ha chiesto a Gentiloni di mettere l'emergenza sisma in cima all'agenda di governo, la gente si è auto-organizzata. A Norcia si vedono centinaia di casette in legno già installate. Non sono quelle della Protezione civile, che costeranno 1.075 euro al metro quadro, ma strutture acquistate a costi tra i 3 e i 5.000 euro sborsando di tasca propria da chi se lo poteva permettere. All'inizio qualcuno ha anche rischiato la denuncia per abusivismo edilizio poi, con la mediazione dei sindaci, si sono individuate case su ruote che, essendo semoventi, non rischiano la beffa di finire sotto sequestro.

A Castelluccio di Norcia gli abitanti, aiutati dal Servizio speleologico alpino, dopo aver chiesto invano alla Sovrintendenza, hanno perfino provveduto in proprio a mettere al riparo dalle intemperie l'altare, unica parte rimasta in piedi della chiesa di Santa Maria Assunta. Per far ripartire il commercio delle rinomate lenticchie invece è sceso in campo lo sponsor Perugina. Buon, si fa per dire, Natale.

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