Renzi assediato dai grillini rinvia la legge elettorale

Discussione rimandata a dopo le primarie Pd. E gli avversari interni gli imputano il crollo nei sondaggi

Renzi assediato dai grillini rinvia la legge elettorale

Sulla legge elettorale, in Parlamento si continua a pestare l'acqua nel mortaio. È di ieri l'ennesimo rinvio: il calendario di Montecitorio prevedeva per lunedì 27 l'inizio della discussione in aula, ma il dibattito è slittato sine die, visto che finora non si è fatto alcun passo avanti.

E del resto da settimane il messaggio di Matteo Renzi è chiaro: se ne parla dopo il congresso del Pd, quando la leadership del partito sarà stata confermata dalle primarie. Anche perché sulla legge elettorale si registrano differenze profonde tra i candidati: da una parte Andrea Orlando che punta a ricostruire un'«ampia» coalizione recuperando in un'alleanza sia gli scissionisti che le altre anime perse della sinistra, e dall'altra il modello renziano di partito a vocazione maggioritaria.

Gli oppositori di Renzi ieri si sono molto eccitati per un sondaggio, pubblicato da Corriere della Sera, secondo il quale il movimento di Beppe Grillo sarebbe cinque punti sopra il Pd, 32,3% a 26,8%. «Sondaggi disastrosi, bisogna voltare pagina», tuona Francesco Boccia, che ha il difficile compito di trovare voti per un candidato, Michele Emiliano, che nella gara delle primarie Pd sta scivolando sempre più in coda. Ma anche l'orlandiano Misiani cavalca il sondaggio corrierista per portar acqua al suo mulino, parlando di «leadership renziana irrimediabilmente incrinata». In casa renziana, invece, i numeri dati dal Corriere vengono presi con molta maggior freddezza. I sondaggi interni sono diversi e danno il Pd in testa col 28,1% e il M5s al 26,9%. E poi, fa notare Michele Anzaldi, il sorpasso del M5s sul Pd viene annunciato con cadenza regolare da mesi. «Anzi da anni aggiunge il capogruppo Ettore Rosato, basta ricordare i sondaggi pre Europee che davano Grillo sopra a tutti. Poi è finita come sappiamo». Renzi con i suoi sottolinea che il rilevamento, post scissione e caso Consip, registra un travaso praticamente automatico: «Quello che perdiamo noi lo prendono loro». A dimostrazione che il Pd rappresenta, per gli elettori, «l'unica alternativa» a Grillo. Che il leader Pd attacca sul caso Genova: «Noi facciamo congressi aperti e democratici, mentre lì se il candidato votato dagli attivisti piace a Grillo bene, se no viene espulso e cambiato».

«In ogni caso taglia corto Roberto Giachetti un sondaggio realizzato a un anno dal voto ha un'attendibilità pari allo zero». Piuttosto, nota il vicepresidente della Camera, «inquieta la spinta che arriva da molti ambienti italiani, giornali inclusi, per tornare a proporzionale, governi di coalizione post voto, frammentazione del quadro politico. Un ritorno alla Prima Repubblica, con l'alibi di isolare i grillini ma con l'intento vero di minare definitivamente la governabilità. Una prospettiva catastrofica». Una spinta, aggiunge, che viene anche da dentro il Pd dove c'è chi vuole premi di coalizione e soglie basse di accesso per consentire anche a micropartiti come quello di Bersani e D'Alema «di entrare in Parlamento e riallearsi con noi, dopo essere usciti urlando contro il Pd».

E il sospetto di molti è che sia in corso una manovra ad ampio raggio per «liberarsi definitivamente di Renzi», indebolendolo già dalle primarie, non solo con sondaggi disastrosi e fumose inchieste giudiziarie: «Basta vedere come tutte le tv, Rai inclusa, promuovano quotidianamente come statista un personaggio come Di Maio dice Alessia Morani - che non ha mai fatto neanche il consigliere circoscrizionale, e non ha gestito in vita sua neppure un condominio».

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