È ormai tarda sera quando arriva l'accelerazione che potrebbe cambiare gli equilibri di quella che nelle ultime 48 ore è sembrata una sorta d'interminabile partita a scacchi. A risolvere una situazione di stallo dovuta ai ripetuti veti e controveti è infatti un'uscita piuttosto tranchant di Lorenzo Guerini, che oltre ad essere il vicesegretario del Pd è pure uno che non parla quasi mai a caso. Se è lui a dire che sul Quirinale «si parte» dal nome di Sergio Mattarella e «si arriva» al nome di Sergio Mattarella, insomma, è altamente probabile che lo faccia su espressa richiesta di un Matteo Renzi evidentemente deciso a stringere i tempi.
Alla fine di una giornata fatta di incontri e telefonate riservate, dunque, il premier sceglie di risolvere l' impasse e di scardinare lo schema che negli ultimi due giorni lo aveva visto alle prese con un confronto con Silvio Berlusconi che faticava ad uscire dal dualismo Mattarella-Giuliano Amato (con Renzi a proporre il primo e il leader di Forza Italia a rilanciare sul secondo). Il segretario del Pd, dunque, decide di andare avanti con la carta Mattarella pubblicamente e sin dalla prima votazione. Anche se oggi l'indicazione dovesse restare quella della scheda bianca in attesa del quarto scrutinio, infatti, l'aver messo in chiaro che quello di Mattarella non è un semplice rumors cambia comunque gli equilibri della partita quirinalizia. Di certo rispetto alla minoranza dem, tentata di convergere insieme ai grillini sul nome di Pier Luigi Bersani proprio per mettere in difficoltà Renzi. Come pure nei confronti di Angelino Alfano, che pare non veda affatto di buon grado l'ex ministro Dc (forse a causa di beghe siciliane) ma che pubblicamente farebbe un po' fatica a bocciarlo. E l'accelerazione cambia il passo del confronto anche con Berlusconi che in queste ultime 48 ore ha sempre opposto il nome di Amato.
Anche se che l'ex premier ne abbia fatto un problema di «metodo» e non di inadeguatezza della persona lascia in qualche modo aperto più di uno spiraglio.Dopo due giorni di stallo, insomma, la nebbia si va diradando. E tutti i protagonisti della partita ora sanno che il Pd gioca sulla carta Mattarella.
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