Lo scandalo di Antonello Nicosia, l'assistente parlamentare della deputata Giuseppina Occhionero, eletta con Liberi e Uguali e passata con l'Italia Viva di Matteo Renzi, che usava, secondo gli inquirenti, a suo piacimento il tesserino da collaboratore per fare da tramite tra i mafiosi in cella e quelli fuori, grazie alla possibilità di poter accedere alle carceri, ha riportato alla luce una vecchia vergogna: quella dei cosiddetti «portaborse».
Il loro nome corretto sarebbe collaboratori o assistenti parlamentari, ma in Italia sono da sempre meglio conosciuti con il termine di portaborse, figura che ha anche ispirato un film di Daniele Luchetti. Una volta in più emergono i retroscena ripugnanti della nostra classe politica che non finisce mai di stupirci, in negativo. Occhionero ha raccontato ai magistrati che il contratto da lei stipulato con il suo ex collaboratore prevedeva una retribuzione di, udite, udite, 50 euro al mese. Sufficiente però per ottenere il tesserino da assistente parlamentare che, a parte consentirgli di circolare liberamente in Transatlantico e in tutti gli uffici del Parlamento, di usufruire delle mense con pasti a prezzi ridicoli, anche di entrare nelle carceri di massima sicurezza per tenere rapporti, dicono le intercettazioni, con i boss mafiosi detenuti al 41 bis.
Sergio Rizzo su Repubblica (ri)spiega che in Italia i contratti vengono gestiti personalmente da deputati e senatori, contrariamente a quanto avviene in altri Paesi dove sono le amministrazioni a fare i contratti e a pagare gli stipendi. Le amministrazioni di Montecitorio e Palazzo Madama, invece, sono sollevate da ogni responsabilità contrattuale, come pure da ogni controllo. Un'inchiesta de Le Iene del 2007 scoprì che su 683 collaboratori parlamentari appena 54 avevano un regolare contratto. Ma dopo 12 anni nulla è cambiato. Per farti dare il tesserino alla Camera è sufficiente che il deputato fornisca il tuo nome agli uffici, senza specificare contratti o somme. Al Senato, invece, è stato fissato recentemente un limite minimo di 375 euro al mese. Lordi ovviamente. I pochissimi portaborse fortunati, in mano a parlamentari onesti, che hanno un regolare contratto di lavoro, guadagnano circa 1.200 euro al mese, mentre per tutti gli altri la media va dai 500 agli 800 euro, la maggior parte in nero. Poi ci sono quelli a gratis, che gli onorevoli chiamano i «volontari». Un vero e proprio caporalato nel luogo dove si fanno le leggi. Scandaloso.
Eppure ogni deputato riceve una somma che dovrebbe servire proprio per pagare i portaborse: 3.690 euro al mese. E ogni senatore 4.180.
Ben 22mila e 25mila euro all'anno esentasse per un totale di 8 milioni al Senato e 14 alla Camera che finiscono, nella maggior parte dei casi, nelle tasche dei parlamentari (o dei loro partiti). Come quello che anni fa licenziò il proprio collaboratore perché disse che con quella somma doveva pagarci il mutuo di casa. Vabbè, siamo in Italia dai.
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