La riconciliazione attorno alla candidatura di François Fillon ha un nome e cognome: Nicolas Sarkozy. Il padre nobile dei Républicains aveva annunciato il ritiro dalla politica lo scorso novembre. Sconfitto al primo turno delle primarie della destra e del centro. Eppure, tre mesi dopo, è ancora lui l'uomo che tira i fili del partito in crisi. È diventato «Don Sarkozy», come lo ha ribattezzato Le Monde. Da padre nobile a «padrino». D'altronde, la famiglia politica in cui è cresciuto gli aveva già chiesto l'anno scorso di tornare in campo. Ripudiato dai suoi elettori, ora lavora dietro le quinte per «una via d'uscita dignitosa e credibile» dall'empasse in cui il Penelope-gate ha cacciato Fillon.
Sua l'idea della riunione di ieri sera nella sede dei Républicains. Suo il potere di mettere attorno allo stesso tavolo François Fillon, candidato alla presidenza designato da 4,5 milioni di voti alle primarie, ma in crisi di consensi, e Alain Juppé, che ieri ha confermato «una buona volta per tutte» che non sarà in corsa per l'Eliseo nonostante sondaggi favorevoli. Che succede dunque a destra? L'ipotesi Juppé, in sostituzione di Fillon, tiene banco da giorni. Ma Sarkozy è intervenuto per sedare il conflitto interno ai Républicains, costato a Fillon defezioni in massa nel suo stesso entourage. La visita di Fillon all'ex presidente, mercoledì, ha inaugurato la nuova fase, confermando il ruolo centrale che Sarkò conserva nel partito. «Si sta solo interessando al destino della Francia», dicono i sarkozisti. Ma più che al destino del Paese, sembra impegnato a trovare una soluzione che metta tutti d'accordo, mantenendo i suoi adepti in ruoli chiave nel partito e in un eventuale governo.
Ieri, all'arrivo in Rue de Vaugirard, Fillon ha trovato decine di simpatizzanti ad aspettarlo. Al grido di «Fillon, président!». «Solo io posso incarnare la destra alle elezioni presidenziali, non c'è un piano B». In sintesi queste le parole di Fillon. Sarkò ha confermato che c'è solo questa possibilità, dopo avergli chiesto invano di indicare un nome alternativo a lui gradito e di tirarsi indietro. Divisioni evaporate dunque sotto l'egida Sarkozy. Gli oltre cento eletti LR che hanno abbandonato Fillon negli ultimi quattro giorni sono pronti a sostenerlo di nuovo. La crisi ha finora avvantaggiato il candidato di En Marche! Emmanuel Macron, su cui potrebbero confluire invece i voti dell'Udi, il partito centrista che ha scaricato Fillon e ha già preso contatti con l'ex ministro di Hollande. Macron vanta sondaggi da Eliseo. Ma non bisogna dimenticare che Fillon, dato perdente da tutte le rilevazioni per le primarie, alla fine le ha vinte.
Sarkò ieri ha fatto un proposta che non ha potuto rifiutare. Valerie Precresse e Laurent Wauquiez, sarkozisti, di nuovo con lui, e sognano un ruolo nel suo ipotetico governo. Nessuna possibilità di lasciare intatta l'ossatura del progetto Fillon, mettendo un altro corpo a presentarlo. Per esempio il sarkozista François Baroin, che può sperare in un ticket in caso di vittoria di Fillon diventando premier. Fillon dunque ancora in corsa.
Nonostante il 15 marzo debba presentarsi in procura per spiegare il suo ruolo nel Penelope-gate. Dopo la rinuncia ufficiale di Juppé, sono rientrati nei ranghi anche molti juppeisti: che Fillon resti candidato dunque. Anche per non lasciare a Sarkò l'ultima parola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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