La resa su Atac: ok al concordato. Tutto il potere in mano ai tecnici

I grillini sono fuori gioco. Lascia anche Colomban

La resa su Atac: ok al concordato. Tutto il potere in mano ai tecnici

Roma - Massimimo Colomban lascerà a fine settembre. «Ho fatto quel che dovevo, non sono un militante, ma un imprenditore, avevo preso un impegno con Casaleggio e ho cercato di rispettarlo», ha spiegato ai suoi compagni di viaggio. L'assessore alle Partecipate sarà il nono amministratore a lasciare la giunta Raggi. Al suo posto non verrà indicato un successore: prenderà la delega Virginia Raggi. Andrea Mazzillo, ultimo assessore cacciato due giorni fa, parla di imprevisti buchi nel bilancio di Roma Capitale e invoca l'arrivo di un commissario. Ma la giunta Raggi è già commissariata. I volti dei Cinque Stelle sono stati messi da parte, cancellati. Ora chi prova a governare la Capitale è una squadra di tecnici. «Non me la sento di andare al concordato per Atac», ha confidato martedì sera l'ex titolare del Bilancio, parlando con Raggi. Questo, però, è il piano per cercare di tener ancora in vita l'azienda romana dei trasporti, inghiottita da 1,3 miliardi di debiti. Il dossier verrà presentato nelle prossime ore da Carlo Felice Giampaolino, avvocato romano, docente universitario, esperto di ristrutturazione aziendali. Un tecnico, guarda caso: un esterno, per cercare una soluzione estrema. Giampaolino indica la via d'uscita. L'assessore militante non se la sente di scegliere quel percorso: chiede di scendere dal bus, viene accontentato.

Mazzillo, amato dalla base romana che ieri s'indignava sui social, è l'ultimo esempio del fallimento grillino in Campidoglio. Lui è caduto sulla gestione del caso Atac, azienda che è un simbolo dell'incapacità che hanno i Cinque Stelle nell'affrontare i problemi. Non a caso per guidarla è stato chiamato Paolo Simioni, manager stimato da Colomban. Il nuovo presidente e amministratore delegato di Atac non ha credo e credenziali grilline. E ha preso il posto di Manuel Fantasia, finito alla «guida» dei bus romani solo grazie alle sua fede pentastellata. Stessa storia per Acea, colosso dell'energia capitolina: alla presidenza c'è Luca Lanzalone, avvocato genovese, ascoltato dalla sindaca, per molti «manovratore delle nomine in Campidoglio». Lui l'ha sempre ribadito: «Sono solo un professionista, mai stato un militante». Se sull'emergenza idrica Lanzalone ci ha messo una mezza toppa, al capezzale dell'emergenza rifiuti hanno convocato Pinuccia Montanari, pure lei subentrata all'Ambiente. Grillina doc? Non scherziamo, Montanari è stata assessore Pd a Genova, questa resta la sua appartenenza politica. Al posto di Mazzillo ieri sera è arrivato Lemmetti, che aveva già portato verso il concordato l'azienda trasporti livornese. Vero, Lemmetti è cresciuto nel Movimento, «ma in fondo è un tecnico pure lui, si è fatto consigliare da chi conosce la materia». In particolare da Lanzalone, l'avvocato che ora ritrova a Roma. Ascolta poco, invece, Margherita Gatta, che un mese fa ha sostituito Mazzillo al Patrimonio e Lavori Pubblici, prima delega sfilata all'ex assessore.

La militante Gatta «non ha nessuna esperienza», già rilevano in Campidoglio. «È stata dirigente apicale di Inarcassa», sbandierava la sindaca. «Impiegata», ha rettificato subito l'ente previdenziale. Una balla e un assessore tira via l'altro, ma a Roma la giunta Cinque Stelle è già caduta.

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