Restano due incoscienti ma quella foto sotto choc non può non fare pena

Due ragazze solari e piene di vita accanto a due reduci dallo sguardo fisso e vacuo, in evidente stato di choc, ombre di loro stesse

Restano due incoscienti ma quella foto sotto choc non può non fare pena

Due ragazze solari e piene di vita accanto a due reduci dallo sguardo fisso e vacuo, in evidente stato di choc, ombre di loro stesse. Da una parte la spensierata e assurda giostra della sinistra emotiva e delle cause ideali; dall'altra la dolorosa, disillusa e spietata angoscia delle vittime, costrette a rivivere d'ora in poi gli incubi indicibili di una prigionia che è finita, ma in fondo non finirà mai. In queste due fotografie c'è la chiave per trovare una sintesi, superando la superficiale e stucchevole divisione in tifoserie sul caso di Greta e Vanessa. Una curva le disprezza per l'assoluta incoscienza, per quell'andare all'inferno con lo zainetto come a una gita in Vespa al concertone del Primo maggio. L'altra fazione ne fa due esempi di altruismo, martiri a cui l'ingenuità è costata quasi la vita. Nelle due foto affiancate, nel prima-e-dopo, sta la mediazione tra una razionale e rigorosa denuncia della colpa e la necessaria e umanissima pena. È doveroso ricordare che Greta e Vanessa sono causa del proprio mal, sono entrate in Siria illegalmente, spinte da qualche invasato politicizzato, hanno messo a repentaglio se stesse e chi ha lavorato per salvarle, finendo per fare da crowdfunding ai terroristi. È altrettanto giusto e umano, però, provare compassione per due ventenni che hanno pagato carissimo un errore. A vent'anni si è idioti, spesso e volentieri e in maniera diversa. Si prendono abbagli, si sbagliano amicizie e valori, si sfida irresponsabilmente il destino a colpi di cupio dissolvi e si paga il conto. Greta e Vanessa hanno fatto una sciocchezza enorme, hanno avuto la grande fortuna di uscirne vive, ma non senza cicatrici.

Come se vostro figlio ventenne perdesse le gambe in un incidente, viaggiando a 180 km/h e senza cintura. Gli dareste dell'imbecille, piangereste la sua immane e irreversibile incoscienza, gli urlereste che se l'è cercata, sperereste che abbia imparato la lezione. Ma sul serio non provereste pietà per lui?

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