Napoli Tace, il presidente dei rettori italiani Gaetano Manfredi. Con tutto il mondo accademico in fibrillazione per il «Decreto Natta», il docente partenopeo di Tecnica delle costruzioni è tra i pochissimi se non l'unico che non ha ancora parlato, che non ha ancora detto da che parte sta. Eppure, in altri tempi, la Conferenza dei Magnifici era assai loquace e battagliera rispetto a qualsivoglia intenzione di intervenire sull'organizzazione e sulla vita degli atenei. Manfredi, che è fratello del deputato Pd Massimiliano, quest'ultimo assai vicino al ministro Maria Elena Boschi e al governatore Vincenzo De Luca, non ha evidentemente questa premura. E sul tema tranquillamente sta sorvolando. Di tutt'altro avviso sono invece i prof della Federico II, il più antico ateneo del mondo con quasi otto secoli di gloriosa storia alle spalle. Gli hanno chiesto di prendere ufficialmente una posizione per respingere il progetto voluto da Palazzo Chigi e, d'intesa con i colleghi delle altre regioni, stanno facendo girare una petizione che conta già 5mila firme per sollecitare il ritiro immediato del decreto. Nella mailing list interna del corpo docente napoletano il clima è tesissimo. Qualcuno parla di «attacco al ruolo pubblico delle Università italiane», qualche altro si spinge a marchiare la riforma come una «schifezza» per mettere le mani sulle cattedre più importanti del Paese; e c'è anche chi addirittura torna a rievocare manovre di stampo fascista. Tutti però chiedono una assemblea pubblica di ateneo. Chissà se la otterranno.
Il provvedimento legislativo fortemente voluto dal premier Renzi prevede che arrivino 500 super-professori scelti da commissioni speciali che, a differenza di quelle attuali che operano gratis, costeranno 160mila euro ciascuna. Il tutto per aumentare il livello qualitativo dell'offerta didattica dei corsi di laurea. La contestazione più forte è relativa al fatto che, a capo di questi organismi di valutazione, ci saranno degli esperti nominati direttamente dalla presidenza del Consiglio sentito il parere del Miur. In pratica, secondo i detrattori, Renzi si starebbe avviando a fare quel che Mussolini ottenne con il Regio Decreto 1071 del 20 giugno 1935: orientare, attraverso lo scouting dei cervelli, la ricerca scientifica e la cultura italiane.
«È opportuno che il rettore Manfredi si esprima, considerato anche il suo ruolo alla Crui spiega a Il Giornale Eugenio Mazzarella, ex deputato Pd e professore di Filosofia teoretica alla Federico II l'università italiana è sotto
attacco e in una costante ristrutturazione al ribasso. Non si può restare in silenzio - conclude Mazzarella credo che alla fine pure i rettori dovranno dire che cosa pensano di questo ennesimo schiaffo da parte del governo».
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