Milano - La prescrizione? «Un mostro». Sospiro. Carlo Nordio spara con precisione millimetrica il secondo colpo: «La nuova legge è un mostro incostituzionale».
Vuol dire che la Consulta la butterà giù?
«No, basta molto meno: il buonsenso. Con le nuove norme il cittadino resta impigliato in un procedimento per un tempo indefinito, ma tendente all'infinito. E tutto questo confligge con il principio costituzionale della ragionevole durata dei processi».
Ma i giudici sono chiamati ad accelerare i tempi.
«Come? Oggi almeno se dichiarano la prescrizione sono costretti a motivare, in futuro no».
Che cosa accadrà?
«Si darà la precedenza ai casi più gravi, a esempio quelli con detenuti. E gli altri, pensiamo agli incidenti stradali con vittime, slitteranno. Tanto non c'è più fretta. In ogni caso con l'obbligatorietà dell'azione penale c'è sempre un fascicolo più urgente degli altri».
Meglio la discrezionalità?
«Certo, ma ci vuole un po' di coraggio per riformare il sistema. Invece non si vuole nemmeno sfiorare l'obbligatorietà. Ma alcuni procuratori hanno scritto circolari per decretare le precedenze. Solo che queste scelte sono politiche e dovrebbe farle il parlamento».
Che cosa succederà in concreto?
«Glielo spiego subito con il solito esempio. I parenti di una persona morta in un incidente stradale dovranno aspettare a lungo, molto a lungo, per avere i risarcimenti che si possono chiedere solo dopo il verdetto definitivo».
Ma cosi si puniranno finalmente i criminali.
«Esiste, ci mancherebbe, un interesse dello Stato a colpire i malfattori, ma la lentezza dell'apparato giudiziario non può ricadere sul cittadino, sull'imputato, sulla vittima. In ogni caso, non si può lasciare una persona sulla graticola per un periodo troppo lungo. È una barbarie».
I rimedi?
«Li ripetiamo, io e tanti altri, da anni. Depenalizzazione. Semplificazione delle procedure. Potenziamento degli organici. Invece complicano i meccanismi. Introducono nuovi reati. E non investono un centesimo. Difficile migliorare in questo modo. E c'è un'altra circostanza da sottolineare».
Quale?
«Si era detto che la legge sarebbe stata agganciata a una grande riforma».
Lei ci sperava?
«Ma figurarsi. Quel discorso, l'idea di un cambiamento radicale, epocale, era una barzelletta. O poco più. Ma resta il fatto che la promessa non è stata mantenuta: non è cambiato nulla, la prescrizione invece sì. Ora viene congelata».
Obiettivamente per alcuni illeciti prima la coperta era troppo corta.
«È vero, anche perché alcuni reati vengono scoperti fatalmente a distanza di tempo. Un conto è una rapina, altra cosa un falso in bilancio o un' evasione fiscale».
E allora?
«Si potrebbe stabilire, entro una cornice di ragionevolezza, che la prescrizione decorre dal momento in cui viene scoperto il reato. Ma, ripeto, senza allungare troppo i tempi che già sono al rallentatore».
Ora, con la bocciatura della proposta Costa, si andrà avanti cosi.
«È uno scempio che non risolverà i problemi. Anche perché gran parte delle prescrizioni matura nella fase delle indagini che non è stata toccata».
Ci sono problemi anche in quel segmento?
«Certo. I pm sono costretti a prendere delle decisioni, dove districarsi fra montagne di fascicoli. Cosi, se un incartamento va avanti inevitabilmente un altro resterà indietro. Siamo alle solite. Al tabù dell'obbligatorietà dell'azione penale».
Bonafede ha trovato una soluzione salomonica alle critiche che gli piovevano addosso: ha spaccato il tema in due.
Il blocco riguarda solo i condannati in primo grado, non gli assolti. Un compromesso accettabile?«No. Un mostro nel mostro. Un obbrobrio al quadrato. Ma io non posso credere che questa norma sia destinata a rimanere. E prima o poi verrà spazzata via».
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