Berlusconi benedice l'operazione «ago e filo» per ricucire il fronte del centrodestra e sulle riforme media con i malpancisti di Forza Italia. Giornata tutta in famiglia per il Cavaliere che oggi lascerà Arcore per la volta di Roma. Probabile, anche se non ci sono conferme ufficiali, un faccia a faccia con Raffaele Fitto, uno dei big più scettici sull'abbraccio con Renzi. Il mood di Berlusconi non è cambiato: le riforme vanno approvate anche se non sono il massimo. La novità è che l'ex premier sarebbe orientato a concedere ai malpancisti un po' di tempo in più; il fine è quello di permettere che si possa ritoccare qualcosa per migliorare un testo ancora troppo pasticciato. Insomma, avanti ma senza fretta.
Un Berlusconi mediatore, lontano mille miglia dal Berlusconi tranchant andato in onda nell'ultima riunione dei gruppi congiunti. Allora impose il suo diktat con toni e modi inconsueti con tanto di «vaffa...» a Minzolini, Capezzone, e D'Anna. Ma allora si era alla vigilia di una sentenza che poteva essere un incubo e i nervi erano a fior di pelle. Oggi no. Il Cavaliere è più disteso, rilassato, rinfrancato, decisamente più forte umanamente e politicamente. Così, come promesso nei giorni scorsi, Berlusconi vuole vedere Fitto «a vis à vis, io e te da soli». L'incontro potrebbe esserci oggi, visto che il Cavaliere torna a Roma anche per la presentazione del libro Il cuore oltre gli ostacoli di Michaela Biancofiore. Non è escluso, quindi, che dopo il faccia a faccia con Fitto il testo del governo sul nuovo Senato subisca ulteriori modifiche. In fondo Berlusconi condivide molte delle obiezioni avanzate dai malpancisti. E Paolo Romani non esclude ritocchi: «Fi e Pd sono gli assi portanti di questa riforma, perciò qualunque modifica va concordata dai due contraenti del patto che prevede anche la legge elettorale».
Già, la legge elettorale. Tema caro ad Alfano che ha l'assoluto bisogno di ritoccare al ribasso le soglie di sbarramento dell'Italicum. Argomento non toccato nella telefonata intercorsa tra Berlusconi e il suo ex delfino domenica sera. Una telefonata che è rimasta sul personale ed ha avuto un peso più umano che politico. In fondo i due non si parlavano da tempo e il colloquio è stato più che altro un primo mattone per provare a ricostruire qualcosa insieme. Altri mattoni dovranno essere impilati prima di poter dire che è scoppiata la pace. Il fine è noto: riunire il centrodestra in una federazione capace di sconfiggere la sinistra. Il metodo è un'incognita e soprattutto i nodi rimangono ingarbugliati.
Persistono veti incrociati: Alfano non vuole la Lega; la Lega non vuole Alfano; l'Udc non vuole Berlusconi; pezzi di Forza Italia non vogliono Alfano; pezzi di Ncd non vogliono Berlusconi; Fratelli d'Italia non vogliono avere niente a che fare con il governo Renzi, né sulle riforme né tantomeno sull'economia. Ma che un cantiere vada aperto ne sono persuasi tutti. Tanto che Brunetta, nel suo Mattinale, lancia i «Sei punti programmatici per costruire il futuro del centrodestra».
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