Rischiano di saltare le detrazioni per le spese mediche

Con la manovra molti sconti fiscali a rischio tagli. Nel mirino anche giochi e lotterie

Rischiano di saltare le detrazioni per le spese mediche

Roma Il solito annuncio di tagli alle tax expenditures, cioè alle agevolazioni fiscali, questa volta potrebbe portare a decisioni concrete. Nonostante le rassicurazioni, a farne le spese potrebbero essere le detrazioni delle spese mediche.

I cantieri della manovra e del Def sono in piena attività. A metà di aprile arriveranno sia la correzione sia il documento di economia e finanza. Tra le misure della prima dovrebbe fare parte la sforbiciata alle «spese fiscali», cioè a detrazioni e deduzioni. Sono circa 160 e in gran parte di stratta di interventi microsettoriali. Di fatto, misure di spese decise dai governi con logiche elettorali. Dentro ci sono anche quelle intoccabili, come quelle che riguardano le spese sanitarie. In teoria non dovrebbero fare parte di quelle da tagliare, ma nel governo cresce la tentazione di tagliare anche gli sgravi per le spese mediche. Non una cancellazione totale, ma una rimodulazione che tenga conto del reddito del contribuente. Idea che circola da tempo, ma che prende piede man mano che i veti politici fanno cadere gli altri aumenti delle tasse. Le accise restano in bilico, dopo il «no» di Matteo Renzi.

Ma la contrarietà del leader di fatto del Pd potrebbe rientrare e la battaglia anti tasse dell'ex premier si potrebbe concentrare solo sull'aumento dell'Iva in programma per il 2018.

Tra le tasse minori che potrebbero aumentare ci sono quelle sui giochi. Ieri il ministro degli Affari regionali Enrico Costa si è detto contrario «non perché non ritengo che quello sia un settore sul quale non si può intervenire fiscalmente ma perché ritengo che se le casse dello Stato dipendono molto da un determinato settore noi non lo potremo mai limitare». Bisogna «disintossicare il bilancio dello Stato dalle entrate sui giochi».

Al di la della contrarietà alle tasse sui giochi, pesa l'ammissione che le manovre siano studiate solo sulla certezza delle entrate e non sull'equità delle misure.

Gran parte della manovra si baserà su entrate dalla lotta all'evasione, che in realtà non può essere accettata come copertura. Senza contare che l'evasione è in crescita. Intanto la crisi sta cambiando le scelte degli italiani, che sono tornati al conto in banca abbandonando le obbligazioni.

Il peso di circolante e depositi (bancari e postali), che si era «ridotto al 20 per cento del complesso delle attività all'inizio degli anni Duemila» è cresciuto «nuovamente negli ultimi anni fino a poco più del 30 per cento (1.300 miliardi di euro), una quota simile a quella registrata alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso», ha spiegato ieri il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ad un convegno sull'educazione finanziaria.

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