nostro inviato a Bruxelles
Circa un centinaio di giornalisti accrediti in più rispetto al solito, un boost dell'attenzione mediatica che non dipende dai temi in discussione al Consiglio europeo. «Succede sempre così quando viene Silvio Berlusconi ai summit del Ppe», spiegava ieri mattina un funzionario del Partito popolare europeo dalla memoria lunga. Come all'ultimo summit del partito a Bruxelles al quale ha partecipato, sono stati necessari sforzi organizzativi extra per non creare la ressa dei media italiani e stranieri e anche per il rischio di qualche fuori programma, che con il Cavaliere è sempre possibile. Quella di ieri è stata una passeggiata nel quartiere del Sablon, elegante quartiere di Bruxelles molto amato dagli italiani, interrotta da richieste di selfie e saluti dei commercianti, compresi molti stranieri che lo hanno riconosciuto. Poi l'accoglienza nella sede del Parlamento europeo, tra ragazzi che gli chiedevano una fotografia e i parlamentari che lo hanno accolto con un applauso e un maxi babà napoletano portato dall'azzurro Fulvio Martusciello.
Ma ieri nei confronti del leader di Forza Italia c'era anche quel surplus di attenzioni che a Bruxelles di solito si riserva ai politici nazionali dai quali ci si aspetta la mossa decisiva per sbloccare una crisi politica che si ritiene possa nuocere a tutto il Continente. Successe anche nel dicembre del 2012 a Mario Monti, nominato da poco premier. C'era anche Berlusconi; il professore della Bocconi si presentò a sorpresa al pranzo dei popolari europei e mise in ombra Berlusconi. L'anno successivo il leader di Forza Italia non potè partecipare perché i giudici gli ritirarono il passaporto dopo la condanna per il processo Mediaset.
Ieri le parti si sono invertite. Berlusconi ha parlato dei problemi dell'economia, di un piano Marshall per il sud del mondo e il suo intervento è stato l'unico applaudito da capi di stato, ministri e leader Ppe, insieme a quello del giovanissimo futuro premier austriaco. La sobrietà di Monti è stata archiviata.
Nel partito popolare europeo, che riunisce 73 partiti moderati europei, si è consolidata la convinzione che in Italia si debba puntare su una vittoria del centrodestra. Quindi, via libera anche a una coalizione con la Lega Nord e Fratelli d'Italia, a patto che a guidare l'alleanza sia Forza Italia, come ha spiegato il capogruppo del Ppe Manfred Weber ieri al Giornale.
Ma anche dentro le istituzioni Ue, Berlusconi è percepito come l'unico politico in grado di garantire stabilità all'Italia, comunque vadano le elezioni.
Meglio un atteggiamento critico ma costruttivo verso l'Europa come quello che ha sempre avuto Forza Italia, spiegava nei giorni scorsi una fonte della Commissione, che gli estremismi o leader troppo concentrati sui sondaggi nazionali. Chiaro riferimento ai cinque stelle e a Matteo Renzi.
Nel Ppe si comincia a sdoganare addirittura il termine populismo perché si fanno i conti con un'opinione pubblica, anche moderata, che ha poca fiducia nelle istituzioni europee. Per questo si torna a Berlusconi e si guarda con interesse all'esperimento austriaco.
I segnali del ritorno di Silvio in realtà ci sono già da tempo. Il presidente del Ppe Joseph Daul giorni fa è andato ad Arcore. Alla presidenza del Parlamento europeo c'è Antonio Tajani, esponente di Forza Italia della prima ora. Nel 2015 e nel 2016 Berlusconi aveva partecipato ai congressi di Madrid e di Malta e aveva raccolto i primi segnali che il vento stava cambiando.
Tra il 2012 e 2017 c'è l'avanzata dei populisti, che non tutti erano stati in grado di prevedere in Europa.
AnSig
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.