Rissa tra richiedenti asilo nel centro d'accoglienza: ferito anche un finanziere

Valentina Raffa

Scompiglio al Cara di Bari-Palese. Alle prime luci dell'alba di ieri gruppi di stranieri di etnie diverse si sono scontrati fra loro. Da un lato eritrei, dall'altro pachistani e afghani. «C'era sangue dappertutto», racconta un testimone. Gli immigrati, alcuni dei quali ubriachi, se le sono date di santa ragione, utilizzando tutto ciò che trovavano, in primis le bottiglie di vetro che si erano appena scolati. Per sedare gli animi sono intervenuti l'esercito e le Fiamme Gialle, impegnati nella vigilanza della struttura che accoglie i richiedenti asilo, e poi la polizia e i militari dell'Arma.

Nel tentativo di reprimere la rissa, un finanziere del Gruppo Pronto impiego di Bari (i noti Baschi Verdi) è rimasto ferito a una gamba, colpito da una grossa pietra. Anche sette stranieri sono rimasti contusi mentre si affrontavano per motivi ancora non noti. I feriti sono stati trasportati in ospedale tra il San Paolo, il Policlinico e il Di Venere: due si trovano ancora ricoverati per importanti commozioni cerebrali. La guardia di finanza ha denunciato 7 stranieri e ha sequestrato oggetti contundenti, coi quali gli immigrati si sono picchiati e hanno anche provocato danni persino infrangendo il parabrezza di un'auto delle Fiamme Gialle. Sono in corso indagini per identificare altri partecipanti alla rissa e accertarne i motivi scatenanti.

Situazione delicata anche nel dormitorio comunale di Brindisi gestito da una cooperativa per garantire ospitalità agli stranieri con permesso di soggiorno: la struttura ha a disposizione 80 posti letto, ma vi alloggiano circa 200 immigrati ed è stato accertato che solo uno era irregolare.

A Bari, infine, proseguono le inchieste sul terrorismo. La procura ha chiesto la condanna a 8 anni per il 45enne iracheno Majid Muhamad, arrestato nel 2015 per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e indagato a piede libero in un'altra inchiesta sul terrorismo internazionale. L'uomo, interrogato in carcere, ha negato collegamenti con cellule terroristiche.

Ma le indagini hanno accertato che forniva documenti falsi e alloggio a cittadini provenienti da Pakistan, Egitto, Iran, Marocco e Turchia e sono emersi sospetti contatti con connazionali quando Muhamad viveva a Parma prima di una condanna per terrorismo. Ha già scontato 10 anni di carcere.

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