Simone Di Meo
Non sarà colto ed elegante come Arsenio Lupin, ma lo sconosciuto Raffaele Imperiale da Ponte Persica è riuscito a superare di gran lunga le pur mirabolanti imprese criminali dal ladro gentiluomo. In un casolare di sua proprietà, a Castellammare di Stabia, il boss nascondeva i due Van Gogh rubati nel 2002 ad Amsterdam. Una cosuccia da 100 milioni di dollari, a voler fare una stima approssimativa. Le tele erano avvolte in panni di cotone ma senza più i telai circolari originali.
La Guardia di Finanza li ha scoperti inseguendo un fiume di denaro sporco che viaggia tra il Sud America, i Paesi Bassi e la Campania sulle rotte dei grandi trafficanti di stupefacenti. Imperiale battezzato all'anagrafe di camorra come Lelluccio 'o parente è uno dei più importanti in circolazione. È latitante da un anno, ma pare che non abbia mai abbandonato Dubai dove aveva in mente di costruire un resort extralusso investendo 200 milioni di euro.
Le opere d'arte sono «La spiaggia di Scheveningen durante un temporale» e «Una congregazione lascia la chiesa riformata di Nuenen». La prima, risalente all'agosto 1882, fu realizzata dal pittore olandese dopo aver posizionato il suo cavalletto all'aria aperta sul litorale della località nei pressi de L'Aja. La leggenda vuole che i venti, particolarmente impetuosi quel giorno, trascinarono i granelli di sabbia della spiaggia sulla tela facendoli impastare alla vernice e rendendo l'effetto scenico ancor più spettacolare. Ha riportato una piccola lesione di pochi centimetri quadrati, ma le condizioni sono nel complesso buone, hanno assicurato gli esperti che hanno potuto visionarli. La seconda opera (sempre un olio su tela ma del 1884) sembra invece integra a prima vista tranne alcuni lievi danni ai bordi, e rappresenta la chiesa del paesino di campagna dove il padre di Van Gogh, che era un pastore protestante, esercitava il suo ministero.
È probabile che Imperiale ma le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sono ancora serratissime e blindatissime abbia acquistato i quadri subito dopo il furto avvenuto all'alba del 7 dicembre 2002 sfruttando i contatti con alcuni narcos del posto con cui traffica in marijuana e pasticche di ecstasy. Le tele erano nascoste nella palestra personale del boss, custodite dietro una parete a specchio.
I ladri entrarono nel museo Van Gogh di Amsterdam dal tetto senza impegnarsi nemmeno più di tanto: appoggiarono una scala al muro che dava sul salone principale e, con una corda, si calarono in prossimità degli espositori. L'allarme scattò solo con l'arrivo di un guardiano che notò una finestra rotta. Le indagini imboccarono subito la strada del colpo su commissione, e un anno dopo furono arrestati due olandesi, poi condannati a quattro anni e mezzo di reclusione nonostante si fossero sempre dichiarati innocenti.
La «soffiata» decisiva agli inquirenti sul nascondiglio partenopeo è arrivata pochi giorni fa, a conclusione dell'inchiesta a carico di otto camorristi. Uno degli indagati - Mario Cerrone, detenuto dal febbraio scorso nel filone principale ha deciso di raccontare qualcosa sui canali di riciclaggio del clan Amato-Pagano. Una organizzazione temuta e potentissima che opera nella provincia Nord di Napoli acquistando dai grossisti tonnellate e tonnellate di cocaina. È stato lui a svelare il tesoro di Imperiale.
Di cui fanno parte non solo i capolavori del tormentato genio di Zundert, ma aziende, quote societarie, immobili, conti correnti e terreni per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro. Negli ultimi tempi, la banda aveva acquistato un deltaplano e finanche un piccolo aereo a elica Tecnam Multiassi Eaglet.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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