Sono i diritti civili, una volta di più, a spaccare la sinistra italiana. Questa volta a scatenare la bufera è stata l'elezione a capo delegazione piddì a Strasburgo della renziana Patrizia Toia, considerata una delle più tiepide nel partito quando si parla di diritti delle persone e delle coppie omosessuali.
Una che, tanto per capirci, appena due anni fa firmava su Europa un articolo dal titolo inequivocabile: "Il nostro no alle nozze gay". Per la verità, va detto, nemmeno Matteo Renzi si è mai esposto eccessivamente sull'argomento, ammettendo sin dalle primarie di dicembre di essere "più timido" rispetto all'ipotesi di matrimoni tra persone dello stesso sesso e limitandosi a proporre le civil partnerships sul modello tedesco.
Le premesse parevano chiare, ma la vittoria della cattolica Toia sul più "laico", cuperliano, Antonio Panzeri, ha sollevato comunque un polverone in tutta l'area più rossa della sinistra, dentro come fuori il partito.
La "antigay Toia" alla testa degli eurodeputati Pd? Impossibile, inammissibile. Aurelio Mancuso, storico esponente del movimento omosessuale, si scaglia contro i quattro civatiani rei di aver supportato la candidatura di quell'eurodeputata definita "omofoba e clericale" . Una scelta ritenuta incoerente per quell'area del Pd da sempre in trincea nel difendere i diritti degli omosessuali e spiegata da Mancuso come funzionale ad ottenere altri incarichi per esponenti della corrente che fa capo a Pippo Civati. Nel dettaglio, la contropartita consisterebbe nell'incarico da tesoriere conferito a Daniele Viotti. Che a sua volta si sente in dovere di fornire spiegazioni su Facebook, spiegando di aver votato come capo delegazione "una persona con cui non siamo d'accordo praticamente su nulla".
La tesi di Mancuso è stata retweettata, senza ulteriori commenti, anche da Anna Paola Concia, lesbica dichiarata e storica esponente del Pd in Europa. Ma non finisce certo qui: la neo capo delegazione Toia ha dovuto incassare anche le bordate di Franco Grillini, ex deputato Ds e storica voce dei gay italiani, secondo cui questa elezione "non è certo una buona notizia per il movimento lgbt", mentre il presidente nazionale di Arcigay Flavio Romani si domanda invece se le posizioni della Toia siano realmente "rappresentative dei democratici al Parlamento Europeo, al punto di poter condizionare la sintesi politica" su temi etici e diritti civili.
Una domanda decisiva, a cui il voto del gruppo piddì a
Strasburgo sembrava aver dato una risposta chiara. Una risposta decisa a maggioranza, ma chiara. Evidentemente, però, c'è qualcuno a cui questo modo di decidere non va giù. E che non sembra avere alcuna intenzione di tacere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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