Roma«Non voterò mai più Pd perché sono indignato dal ddl sulla Buona Scuola ». Sulla pagina Facebook di Matteo Renzi si materializza il peggiore incubo di qualsiasi politico ovvero la prospettiva di un'emorragia massiva di elettori dal partito, se davvero a ciascuno delle migliaia di messaggi indirizzati al premier sul social network corrisponderà un voto in meno per il Pd. Quasi tutti si dichiarano docenti o dipendenti di istituti scolastici e si confessano indignati per il progetto di riforma. Insomma, Renzi rischia davvero di inimicarsi quello che da sempre è stato considerato una fetta sostanziosa dello «zoccolo duro» del Pd.
La Buona Scuola giovedì arriverà in aula alla Camera e intanto lo scontro con il governo si è infuocato. A gettare benzina sul fuoco anche le dichiarazioni «antisindacali» del ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, che però ieri ha tentato una correzione di rotta sottolineando di «non aver offeso nessuno» e dichiarandosi pronta all'ascolto. E pure il sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone, minimizza la rivolta social che, dice, dimostra che il governo «sta facendo sul serio». A tenere alto il livello dello scontro ci pensa la responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi che accusa i sindacati di «volere maggior potere».
La rivolta però riguarda davvero tutto il mondo della scuola con i docenti, precari e non, schierati in assetto di guerra. Il premier forse sperava di riuscire a far digerire i cambiamenti con le 100mila assunzioni garantite, ma non è andata così. Sono troppi i precari che a parità di diritti restano fuori dall'assunzione ed è troppo alta, secondo i professori, la posta da pagare ovvero l'attribuzione di maggiori poteri decisionali al preside. «Che fine fa la mia abilitazione Tfa ottenuta a prezzo di grandi sacrifici? - scrive Erika - Con la Buona Scuola è carta straccia». Renzi viene paragonato ad un dittatore ma anche avvisato che nella scuola «siamo in troppi» per essere messi a tacere. E pure su Twitter impazza l' hashtag #staiserenorenzi seguito da «non ti votiamo più». Nonostante lo sciopero del 5 maggio con l'adesione dell'80% del personale. Nonostante le minacce di una mobilitazione ad oltranza dei sindacati e il rischio dei ricorsi di chi resterà fuori (rinforzati dalla condanna di Strasburgo per abuso di contratti a tempo determinato). Oggi alle 15 il governo incontrerà i sindacati della scuola e anche i leader di Cgil, Cisl e Uil. Per l'esecutivo, oltre al ministro Giannini saranno presenti i ministri Boschi, Madia, Delrio e il sottosegretario De Vincenti e domani il governo incontrerà anche le associazioni degli studenti e dei genitori. Renzi pare deciso a non mollare e sta pensando a porre la fiducia pure su questo ddl.
Il testo dovrebbe essere licenziato il 19 maggio da Montecitorio per passare al Senato. Ed è proprio a Palazzo Madama dove i numeri sono più sfavorevoli per Renzi che il governo è pronto a porre la fiducia per licenziare la riforma entro il 15 giugno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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