Nell'irrequieto bar della politica, irrompe un nuovo aperitivo, il Rosatellum, che molti magnificano, altri detestano ma che comunque nessuno ha ancora assaggiato. Persino l'esperto barman di Montecitorio (pardon, ora si chiama bartender) non ha ancora le idee chiare sugli ingredienti da utilizzare. Gli hanno solo indicato di usare due elementi (64% proporzionale e 36% maggioritario) e di shakerarlo in modo di ottenere una venatura rosea. Gli élitari suggeriscono uno champagne rosé, i tradizionalisti un vermut pallido, i patrioti un vino sardo per non escludere l'altra metà del Paese meno sabaudo-transalpina.
A qualcuno darà alla testa, per altri sarà indigesto. Ma sicuramente diventerà un cocktail di culto che segnerà un'epoca, tipo l'amaro della Milano da bere del 1985 che celebrava un'Italia modaiola e ottimista dopo gli anni plumbei del terrorismo.
Il Rosatellum non spalancherà le porte a una Terza Repubblica, se mai ne sia esistita una seconda. Ma porrà fine all'anomalia italiana della democrazia sospesa dal 2011. Un susseguirsi di governi tecnici, emergenziali, golpisti oppure di decantazione, come avviene ora con Gentiloni.
Non sarà merito del nuovo sistema elettorale se l'Italia troverà finalmente in primavera una maggioranza autonoma espressa dall'elettorato, così come non ne sarà demerito l'eventuale pareggio che imporrà esecutivi di larga coalizione.
Basti ricordare che il vituperato Porcellum, nel giro di appena due anni, tra il 2006 e il 2008, oscillò pazzamente tra un fragile governo Prodi (vincitore con uno scarto ridicolo di 24mila voti) e un solido governo Berlusconi, trainato da un Popolo della Libertà volato al 37,4%. Poi finì come sappiamo tutti. Trame internazionali e tradimenti interni fecero strame del legittimo consenso popolare.
Ci sono momenti in cui un Paese si rifugia sotto l'ala di un probabile vincitore, così come si avventura in esperimenti estemporanei solo per prendere tempo in attesa di maggiore chiarezza.
Il Rosatellum piomba in questa fase storica come l'aperitivo di una rinnovata democrazia che il vento del Nord e
i sondaggi sembrano riconsegnare al centrodestra. Intanto è tornata la voglia di tornare al bar della politica, ordinare qualcosa di nuovo e magari tornare a casa con quell'euforia che l'Italia ha perso negli ultimi anni.
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