La "rottamazione green" dei 5 Stelle preoccupa le associazioni dell'auto

Timori per l'occupazione: il bonus per mezzi pubblici e veicoli elettrici in sharing sarebbe un colpo alle vendite

La "rottamazione green" dei 5 Stelle preoccupa  le associazioni dell'auto

Un chiarimento tra la filiera dell'auto e il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, dovrebbe avvenire a giorni. Sul tavolo, il provvedimento contenuto nel «Decreto Clima» («Misure urgenti per il contrasto dei cambiamenti climatici e la promozione dell'economia verde») che prevede un incentivo di 2mila euro per chi rottama il proprio veicolo con omologazione fino a Euro 4 (in Italia ne circolano 13 milioni circa), ma «senza acquistarne uno nuovo inquinante» (chi lascerebbe un catorcio per prenderne un altro? E perché definire, per partito preso, inquinanti i veicoli con motore termico di ultima generazione?). In cambio, il cittadino riceve, con validità 5 anni, un bonus che può essere usato per abbonamenti al trasporto pubblico locale e regionale, sharing mobility con veicoli elettrici o a zero emissioni, anche in favore dei familiari conviventi. L'incentivo, che ha sollevato un vespaio nella filiera, riguarderà le aree metropolitane del Paese.

A uscire allo scoperto è Anfia, l'associazione che rappresenta la filiera automotive italiana, con il direttore generale Gianmarco Giorda: «In Italia, un tema importante è quello del parco auto circolante molto vecchio, che comprende tra 4 e 5 milioni di vetture Euro 0. Bisogna dunque intervenire attraverso misure strutturali, e non stop and go, con un approccio efficace, lasciando da parte demagogie e prese di posizione. È poi importante definire un vero piano d'azione allo scopo di sostenere la domanda dei veicoli a trazione alternativa rispetto ai bonus entrati in vigore nei mesi scorsi». Anche Unrae (Case estere) interviene: «È un controsenso - dice il presidente Michele Crisci -: un'azione puramente ecologista che, alla vigilia della legge di bilancio, non supporta i piani di crescita».

Impossibile, al momento, capire quanti, una volta entrato in vigore il provvedimento, aderiranno, liberandosi della vecchia macchina senza acquistarne un'altra più sicura e, anche se con motore tradizionale, in linea con gli standard sulle emissioni. A preoccupare, però, è il principio: quello di disincentivare le persone (pagandole) ad acquistare una nuova automobile, mandando dal demolitore quella ultra datata, assicurando così un importante contributo al rinnovamento del parco, ma anche all'economia del Paese. In proposito, ecco il parere di Marco Bentivogli, segretario generale di Fim-Cisl: «Benissimo rottamare le automobili inquinanti - sottolinea il leader sindacale - ma incentivare a non acquistare quelle nuove, più ecosostenibili, è una follia per un settore a forte rilevanza su occupazione e Pil italiano. Un quarto dell'energia va nella climatizzazione degli immobili e con altrettanto inquinamento, perché non se ne parla mai? E invece si fa una guerra di simboli, che tanto fa male a occupazione, industria e non serve alla lotta all'inquinamento?». A non giovarsi della notizia arrivata dal ministero dell'Ambiente è Fca.

«Questa rottamazione - commenta Equita - per il Lingotto potrebbe essere uno svantaggio, essendo in ritardo nel potenziare l'offerta di auto ibride ed elettriche» (la Fiat 500 Bev sarà disponibile solo dal secondo trimestre 2020, quindi arriveranno i primi modelli ibridi ricaricabili del gruppo).

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