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La roulette russa sul destino dell'Ue

Affidarsi all'effimera garanzia degli asset russi è quanto mai pericoloso

La roulette russa sul destino dell'Ue
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Più che un Consiglio Europeo è una roulette russa. Al centro del conclave di Bruxelles c'è infatti una scelta suicida che mette in gioco non solo la credibilità, ma la sopravvivenza stessa dell'Unione. A inserire il proiettile fatale hanno pensato Germania e paesi del Nord. La motivazione è la stessa che rischiò di mandare a gambe all'aria l'Ue durante la crisi finanziaria del 2012. Oggi, come allora, Berlino e compari rifiutano di partecipare a un debito stretto insieme a delle nazioni del Sud considerate spendaccione e poco affidabili. E poco importa che quel debito sia essenziale non solo per la sopravvivenza economica dell'Ucraina, ma anche di un'Europa politicamente alle corde. Pur di non correre rischi, Berlino e nord-europei preferiscono le effimere garanzie dei 180 miliardi di asset russi congelati nei forzieri belgi di Euroclear. E questo nonostante la soluzione minacci di trascinare a fondo non solo il Belgio ed Euroclear, ma l'intero sistema europeo già compromesso dalla scarsa competitività dei propri mercati. In questa situazione non facile, l'Europa si è impegnata a versare nelle esauste casse dell'Ucraina i 90 miliardi di prestito indispensabili per garantirne la sopravvivenza economica nei prossimi due anni. Il mancato rispetto di quell'impegno rischia di lasciare l'Ue in balia di un'America trasformatasi da alleata a rivale. E, ancor peggio, di una Russia eletta a principale nemico.

Ma affidarsi all'effimera garanzia degli asset russi è quanto mai pericoloso. Il principale rischio è quello di non poter offrire, nel prossimo futuro, alcuna garanzia a investitori e mercati finanziari convinti che l'Europa sia diventata un partner inaffidabile pronto a impossessarsi dei fondi altrui. Ma c'è un rischio ancor maggiore. Un accordo di pace russo-americano caratterizzato dalla cancellazione delle sanzioni imporrebbe all'Europa l'immediata restituzione a Mosca dei 180 miliardi. Un onere che a quel punto ricadrebbe sui singoli stati e peserebbe sulle spalle del nostro paese per oltre 25 miliardi. Ma il rischio più immediato è che la Russia risponda allungando le mani su proprietà e investimenti dei singoli stati europei. Una manovra che costerebbe all'Italia i 500 milioni e passa di asset finanziari riconducibili ad aziende come Banca Intesa e Cremonini, ancora attive economicamente sui territori della Federazione. E ancor più dell'Italia ne soffrirebbe una Francia costretta a rinunciare agli impianti e alle proprietà della Total rimasti in Russia.

Insomma, un pericolo mortale che Italia, Francia e gli altri paesi del Sud del Continente possono sventare soltanto trasformando il Consiglio Ue in una partita senza esclusione di colpi. Una partita da chiudere soltanto quando verrà raggiunta, come chiede l'Italia, un'intesa per un debito comune.

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