La Russia "salva la famiglia": pestare la moglie non è reato

Nuova legge suggerita da Putin, preoccupato della invadenza dei giudici: carcere solo se finisce all'ospedale

La Russia "salva la famiglia": pestare la moglie non è reato

Paga una multa e picchia pure la moglie (o, perché no, il marito o i figli). Sembra essere questo il senso della nuova legge sulla violenza domestica approvata praticamente all'unanimità (380 voti contro 3) dalla Duma, il Parlamento di Mosca. D'ora in poi in Russia (dove nel 2016 sono state uccise q4mila donne) il coniuge o il genitore violento potrà dare sfogo ai suoi istinti aggressivi in quasi completa tranquillità, perché dovrà unicamente preoccuparsi che le sue percosse non arrivino a procurare lesioni tali da far finire le sue vittime all'ospedale. Né dovrà temere che picchiare pesantemente i propri figli anche giovanissimi costituisca un'aggravante: adulti e minori pari saranno, in questo caso, in un tribunale russo.

La nuova legge - già condannata da organismi internazionali come il Consiglio d'Europa, ovviamente già invitato a farsi gli affari propri - depenalizza le aggressioni ai danni di familiari (trasformandole in violazioni amministrative, sanabili con una multa quasi che si trattasse di un divieto di sosta) a meno che queste non siano ripetute o provochino conseguenze alla salute dell'aggredito: in pratica il bruto di casa dovrà picchiare veramente duro per rischiare qualcosa. In caso di recidiva l'aggressore rischierà fino a tre mesi di carcere, ma toccherà alla vittima dimostrare di aver subito violenza e rivolgersi a un tribunale, perché la giustizia non agirà d'ufficio. In ogni caso non saranno considerate degne di attenzione di un giudice aggressioni che lascino sul corpo «soltanto» lividi o graffi.

È lecito domandarsi quale sia la logica che sta dietro a una legge del genere, che sospinge la Russia indietro di secoli. E per rispondere bisogna ricordare che in quel Paese il potere politico è di fatto in mano a un uomo solo. Quell'uomo, il presidente Vladimir Putin, aveva espresso circa un mese fa, nella sua annuale conferenza stampa di fine anno, critiche molto dirette alla legge sulla violenza domestica approvata dalla Duma appena cinque mesi prima: a suo dire, essa avrebbe consentito «una palese e intollerabile ingerenza nella famiglia» da parte della giustizia «finendo col distruggere le famiglie».

Il partito putiniano Russia Unita, egemone alla Duma, ha prontamente raccolto l'assist del Cremlino. É stato affidato a una donna, la deputata Elena Mizulina, il compito di presentare una legge che emendasse la precedente, troppo «europea». L'onorevole Mizulina (già firmataria di una precedente proposta subito approvata che vieta «la propaganda omosessuale di fronte ai minori», della cui particolare sensibilità in questo caso si era ricordata) ha compilato un testo che (sue parole) «serve a rimuovere norme che sono contro la famiglia».

Riassumendo: pestare il coniuge o i figli è da oggi legale in Russia purché non si arrivi a romper loro le ossa e nello spirito del «se succede una sola volta, non è cosa grave». La vittima delle percosse, se proprio ritiene di dover disturbare un giudice per così poco, dovrà farlo presentandosi con tutte le prove del caso, e comunque sapendo che di sua iniziativa il suddetto non si scomoderà.

Qualora il picchiatore davvero esageri (botte continue e vittime all'ospedale) deve sapere che se la caverà con poco: sanzioni fino a 40mila rubli (circa 650 euro), oppure fino a sei mesi di servizi alla comunità convertibili in tre mesi di carcere. La famiglia russa è salva.

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