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Sì al congedo matrimoniale per i dipendenti gay

Per la prima volta una società pubblica concede il permesso per le nozze tra uomini

Sì al congedo matrimoniale per i dipendenti gay

Palermo - Da oggi il loro sogno di convolare a nozze sembra meno irraggiungibile. La prima battaglia l'hanno vinta. La coppia gay di Palermo formata dal 47enne Giuseppe Anastasio, dipendente dell'Amat, l'azienda municipalizzata dei trasporti del capoluogo siciliano, e dal 53enne Salvatore Migliore (per gli amici Toti), godrà di 15 giorni di congedo matrimoniale.

È la prima volta in Italia che un'azienda pubblica paragona di fatto a un matrimonio l'iscrizione al registro delle unioni civili. Finora soltanto alcune aziende private avevano «osato» tanto, e qualche istituzione ha riconosciuto il congedo matrimoniale a coppie gay che hanno contratto regolare matrimonio all'estero. La decisione assunta dall'Amat è destinata, quindi, a fare storia e, forse, a cambiarla.

Giunge come un fulmine a ciel sereno, rischiarando la vita di Giuseppe e Toti, che convivono da oltre 20 anni. Da quando 21 anni fa si sono conosciuti nella sede dell'Arcigay, dove Giuseppe faceva volontariato, per loro è stato subito amore.

È passato un anno dalla richiesta avanzata da Giuseppe all'Amat dopo un'iscrizione plateale al registro delle unioni civili, con tanto di 200 invitati al seguito a gremire l'atrio municipale, tra abbracci e commozione per il grande passo effettuato.

Nessuno dei due, quindi, a distanza di tempo, si aspettava ormai una decisione del genere. Anche perché, alla richiesta avanzata da Giuseppe dopo l'iscrizione al registro delle unioni civili, l'azienda aveva chiesto il certificato di matrimonio, che ovviamente la coppia non possedeva. Che in soldoni vuole dire che non riteneva di potere concedere il congedo matrimoniale.

Dopo dodici mesi, però, qualcosa è cambiato. Quando nessuno se l'aspettava più, il nuovo direttore della municipalizzata palermitana ha rivalutato la richiesta. A prendere a cuore la storia della solida coppia siciliana è stato l'Unar, l'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, che ha scritto all'Amat probabilmente chiedendo semplicemente di riconsiderare la decisione. Ed ecco recapitare a Giuseppe e a Toti il «pacco regalo» della lettera con il congedo matrimoniale.

Non sanno ancora dove trascorreranno i 15 giorni di luna di miele. Un viaggetto vorrebbero farlo. Il pensierino di andare all'estero per pronunciare il fatidico «sì» li ha sfiorati, ma forse rimanderanno a tempi migliori. Toti, infatti, non lavora. Sarà proprio questa la prossima battaglia in favore dei diritti gay che si intesta la coppia, decisa a non fermarsi alla vittoria appena ottenuta.

Giuseppe e Toti chiedono di potere godere degli stessi diritti fiscali di cui usufruiscono le famiglie italiane quando presentano la dichiarazione dei redditi. Tra questi, ad esempio, la possibilità di scaricare le spese mediche come famiglia monoreddito.

Intanto continuano a sognare che le cose cambino in Italia e che possano sposarsi qui, non lontano da casa, circondati dai loro affetti.

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