Salario minimo, tassa piatta e cuneo Proposte gialloverdi in un vicolo cieco

Gli alleati hanno idee agli antipodi. E il deficit strutturale va corretto

Salario minimo, tassa piatta  e cuneo Proposte gialloverdi in un vicolo cieco

Ai ferri corti in pubblico, ai limiti dell'incomunicabilità nelle stanze del governo (nel senso che i vertici di Lega e M5s, ma anche i tecnici dei due partiti di maggioranza e il ministro dell'Economia si parlano pochissimo), ma consapevoli che alla fine un compromesso andrà trovato. E che dal groviglio di proposte che sta emergendo nelle ultime ore, qualcuno alla fine dovrà tirare fuori una ricetta unica, lineare, sostenibile dal punto di vista delle finanze pubbliche.

La riforma fiscale si conferma i nuovo terreno di scontro dentro l'alleanza gialloverde. Alle battute feroci del vicepremier Matteo Salvini contro il ministro Giovanni Tria, ieri si è aggiunto un nuovo stop di Luigi Di Maio sulla flat tax («per me è ancora un mistero») e il rilancio di un taglio del cuneo fiscale per 4 miliardi di euro, sempre firmato dal leader del M5s. Cifra bocciata perché insufficiente dal presidente di Confindustria Boccia, ma anche dalla Lega Nord.

Il Carroccio si sta attivando per riannodare i rapporti con il mondo delle imprese attraverso proposte concrete. Le ricette in campo sono varie.

C'è la detassazione dei redditi incrementali, con un'aliquota del 5%. Poi la decontribuzione, utIlizzando le risorse liberate dalla abolizione degli 80 euro di Matteo Renzi. Proposta del viceministro all'Economia Massimo Garavaglia che sta prendendo piede perché costa poco rispetto alle altre e non dispiace nemmeno al ministro Tria.

I rapporti tra Lega e M5s sono deteriorati soprattutto a causa del salario minimo. Il taglio del cuneo fiscale (semplificando, la differenza tra uno stipendio lordo e netto) proposto da Di Maio serve a compensare i costi extra della paga minima oraria fissata per legge a 9 euro. La Lega vorrebbe superare del tutto la proposta M5s per puntare su un sistema che valorizzi la contrattazione. Una delle ricette - suggerita da sindacati e da Confindustria - per abbattere il costo del lavoro consiste proprio nel detassare gli aumenti stabiliti dai contratti nazionali di lavoro.

La Lega non è disposta a rinunciare alla flat tax (da qui gli attacchi degli ultimi due giorni di Salvini a Tria e Di Maio).

Il ministro dell'Economia continua a parlare di una ricetta che alleggerisca il carico sulla classe media. Tradotto, una riduzione delle aliquote. Ma a parte le ricette, il vero motivo del dissidio tra Lega e Tria è legato a delle considerazioni fatte dal ministro nella recente intervista ad Avvenire.

Il presidente leghista della commissione Finanze della Camera Claudio Borghi ha osservato come Tria abbia già deciso il deficit per il 2020. Tria ha detto che il governo non si è impegnato a ridurre il disavanzo all'1,8% del Pil. «Abbiamo detto che bisognerà continuare nell'aggiustamento strutturale tenendo conto del quadro economico». Quindi tutto dipenderà da come andrà l'economia (il Pil, denominatore del tetto al deficit) e quando si risparmierà da reddito di cittadinanza e Quota 100. Poi però i patti europei andranno rispettati, in particolare la correzione del deficit strutturale.

Un minimo di 7 miliardi da trovare, oltre ai 31 per evitare l'aumento dell'Iva. L'unico ostacolo che Tria pone alla flat tax è che si possa fare in deficit. Nodi da sciogliere entro la fine di settembre, quando il governo aggiornerà le previsioni del Def.

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