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Salvini difende i carabinieri e il Pd difende l'americano

Il vicepremier diffonde l'immagine di uno dei due fermati legato e bendato. Zingaretti: una provocazione

Salvini difende i carabinieri e il Pd difende l'americano

Ammanettato, bendato e a capo chino. È una foto umiliante quella di Gabriel Christian Natale Hjort, uno dei due presunti assassini di Roma. Un'immagine che dà la scossa pure al Palazzo e riapre l'eterna partita del chi sta con chi. Anche se è chiaro che alla fine sono tutti dalla parte dell'Arma.

Il duello è anzitutto fra la Lega e il Pd, fra Matteo Salvini e Nicola Zingaretti. Il ministro dell'Interno diffonde l'immagine su Twitter, la ritocca corredandola con due emoticon del tricolore e la commenta a modo suo: «Vittima? L'unica vittima è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un carabiniere, un servitore della patria morto in servizio per mano di gente che, se colpevole, merita solo la galera a vita. Lavorando. Punto».

Insomma, come sempre, il vicepremier è molto netto e tranchant, parla alla pancia del Paese, impaurita e disorientata, s'inchina solo davanti alla divisa insanguinata e allo sdegno popolare. Anche se, forse, si dovrebbe distinguere: un conto è puntare il dito contro il buonismo di un sistema giudiziario che ha smarrito la certezza della pena, altra cosa è la ferocia di un'istantanea incompatibile con le regole del diritto e della civiltà.

Così la polemica accende la politica di mezza estate ed è Zingaretti a replicare a Salvini, additando a gran voce la pista dei rubli che portano a Mosca: «Salvini non si illuda di distrarci con le sue foto provocatorie. L'Italia grazie al Pd l'aspetta in parlamento per sapere il suo ruolo nella vicenda dei legami con la Russia, cosa ne pensa delle nostre alleanze internazionali e se i suoi collaboratori hanno tramato contro gli interessi dell'Italia».

Dunque, il segretario libera la visuale per rimettere in vetrina il Cremlino e i suoi misteri. Tocca ai colonnelli, per una volta a ranghi compatti, proseguire la battaglia sullo scandalo del giorno. In un susseguirsi di bordate e controbordate da una parte e dall'altra.

Giorgia Meloni ripete quasi in fotocopia il pensiero di Salvini: «A tutti quelli che si affannano a montare il caso del delinquente bendato in caserma, vogliamo ricordare che la vittima è un carabiniere barbaramente assassinato a 35 anni, il carnefice un balordo drogato americano. Punto». Il ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio ironizza: «Adesso si apre un'indagine perché l'indagato era ammanettato e bendato? Siamo seri».

E il sottosegretario salviniano Nicola Molteni prova a chiudere il match una volta per tutte: «Io sto tutta la vita con le forze dell'ordine».

Dal quartier generale del Pd rispondono per le rime. «Orrore per la foto dell'indiziato - afferma il capogruppo al Senato Andrea Marcucci -, orrore per l'uso che ne sta facendo il ministro dell'Interno. Salvini non ci porterà in Sud America». Altrettanto duro il deputato Andrea Romano: «È chiaro dove stare: da una parte la civiltà delle istituzioni democratiche, dall'altra la barbarie».

L'ex presidente del Senato Pietro Grasso racconta un episodio dalla sua prima linea di magistrato: «Quando catturammo Bernardo Provenzano, gli dimostrai la differenza fra noi e loro. Infatti la prima cosa che gli chiesi fu: Ha bisogno di qualcosa? Lui disse che gli serviva un'iniezione e noi trovammo il modo di fargliela rapidamente. Poi Grasso azzarda una mezza previsione: «Penso che questa foto sia la prova di almeno un paio di reati e una buona carta in mano agli avvocati». Da sventolare più in là, per avvelenare il processo e mettere in difficoltà la procura.

Vedremo. Intanto anche Forza Italia si schiaccia sulle posizioni della Lega: «Il vero crimine - commenta Mariastella Gelmini, presidente del gruppo alla Camera - è l'efferato omicidio di un servitore dello Stato».

Sulla stessa lunghezza d'onda la senatrice Licia Ronzulli: «La diffusione della foto è certamente un errore, ma questa storia non sia un pretesto per attaccare l'Arma».

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