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Salvini esulta per l'arresto. Poi litiga con Parigi e Berlino

"Galera o espulsione per la capitana". Germania e Francia accusano: "Salvare vite in mare non è reato"

Salvini esulta per l'arresto. Poi litiga con Parigi e Berlino

L'odissea «Sea Watch», dopo 17 giorni, è finalmente finita e il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, esulta: «Giustizia è fatta». Ora si apre, però, il capitolo dello scontro con l'Europa, sempre più critica nei confronti dell'Italia e sempre più connivente con le Ong.

«Galera per chi ha rischiato di uccidere militari italiani in servizio - ha tuonato ieri il titolare del Viminale - sequestro e blocco della nave pirata, maximulta alla Ong, allontanamento di tutti gli immigrati a bordo, tanta pena per i complici di sinistra. Indietro non si torna!». E ancora: «Se uno schiaccia una motovedetta della Guardia di Finanza contro la banchina è un criminale - dice rivolto al gesto del capitano di Sea Watch 3, Carola Rackete - Punto. Hanno gettato la maschera, questi sono delinquenti». E annuncia che se domani i giudici di Agrigento non confermassero l'arresto della comandante tedesca, per lei è già pronto un «decreto di espulsione». Lancia quindi un avvertimento alle navi delle altre due Ong che si trovano in acque libiche, la Alan Kurdi e la spagnola Open Arms: «Ci sarà lo stesso trattamento».

Poi, dopo aver solidarizzato con le donne e gli uomini della Gdf, se la prende con i Paesi europei. «Vergogna per il silenzio del governo olandese - scrive sui social - che brilla per la sua assenza e il suo vergognoso menefreghismo. Tristezza per i parlamentari italiani a bordo di una nave che non ha rispettato le leggi italiane».

Il vicepremier leghista punta quindi il dito sulla Francia (pronta ad accogliere 10 dei migranti) dopo le assurde dichiarazioni dell'omologo ministro francese, Christofer Castaner, che ieri ha detto che la chiusura dei porti in Italia è stata fatta «in violazione del diritto internazionale del mare, mentre degli sbarchi di persone soccorse in mare continuano a prodursi in Italia, tanto da navi di Ong che della guardia costiera italiana».

Salvini ci va giù duro: «Difendere i confini nazionali non è un diritto ma un dovere. L'Italia non prende lezioni da nessuno e dalla Francia in particolare: Parigi ha chiuso Schengen, era in prima fila per bombardare la Libia, abbandonava immigrati nei boschi italiani». Il tutto mentre il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, si permette di dire che «il salvataggio in mare non dovrebbe essere criminalizzato. Salvare vite umane è un obbligo umanitario». Heinrich Bedford-Strohm, capo delle Chiese evangeliche tedesche (EkD), definisce l'arresto della Rackete «una vergogna per l'Europa», ma è con la sua federazione di chiese uno dei principali finanziatori di Sea watch. E dal Lussemburgo, il ministro degli Esteri Jean Asselborn chiede il rilascio della Capitana.Dimostrazione che l'Europa non sta con l'Italia e che ancora una volta tenta di dare lezioni al nostro Paese. E in serata è il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin a schierarsi dalla parte di migranti: «Salvare vite in mare è la stella polare».

Intanto anche l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, interviene contro l'Ue: «Il caso della Sea Watch ha fatto emergere un fatto da non sottovalutare: in svariate circostanze l'Italia è stata trattata come lo zimbello d'Europa, perché i vecchi governi hanno sempre abbassato la testa. Adesso però le cose devono cambiare: o l'Europa si sveglia oppure la svegliamo noi».

Per certi Paesi europei l'unica opzione contemplata è quella di far sbarcare tutti gli immigrati sulle nostre coste.

Dovranno farsene una ragione, visto che i porti restano chiusi e, grazie al caso Sea Watch, Salvini ha dimostrato di non aver paura di difendere la sovranità nazionale.

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