Salvini: "È una macchinazione". L'ombra di altri guai giudiziari

Nella Lega si temono nuovi assalti, ma Matteo si dice sereno. Tutti i dubbi di una rottura con i grillini ora

Salvini: "È una macchinazione". L'ombra di altri guai giudiziari

Basta l'iperattivismo di Matteo Salvini, con il calendario pieno di appuntamenti, a far capire che il pressing della Lega per il voto lasciato filtrare dal partito è poco più che un'ipotesi di scuola. A meno che il 13 agosto gli impallinino il decreto Sicurezza bis, a meno che il commissario europeo sia un suo avversario, a meno che i provvedimenti economici siano ostili e l'autonomia una finzione. Insomma, a meno che i 5stelle non gli offrano ogni scusa su un piatto d'argento.

Ma in ogni caso è difficile immaginare che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con un'inchiesta per corruzione internazionale che pende su uno dei partiti di maggioranza, conceda con facilità e urgenza le urne alla Lega e non opti piuttosto per un governo tecnico che potrebbe risultare gradito alle altre forze politiche. In ambienti 5 stelle c'è chi si aspetta un colpo di scena imminente che toccherà il governo. Salvini con i suoi parla di «macchinazione», «operazione per infangare la Lega», «bolla che si sgonfierà presto», stranezza di una «intercettazione pubblicata in America e fatta in Russia». Cerca anche di scherzarci su, Salvini, ma al momento i margini di manovra del leader della Lega e vicepremier del governo non sembrano amplissimi.

Fino a oggi, nonostante nel partito scalpitassero per monetizzare il consenso che i sondaggi gli attribuiscono, lui non moriva dalla voglia di andare al voto. Significava allearsi ancora una volta con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni e il vicepremier leghista, che ormai è convinto di essere il dominus della politica della politica italiana (altri più prosaicamente dicono che si è montato la testa) sogna di fare da sé. Avrebbe potuto nominare Giorgia Meloni (Fdi) ministro della Famiglia e le ha preferito un'illustre sconosciuta anche ai leghisti. Non ha ancora rotto sull'autonomia, che sarebbe stato il casus belli perfetto, nonostante la base, soprattutto in Lombardia e Veneto dove la Lega è nata, scalpiti di malcontento. La sua data ideale per i seggi sarebbe maggio, per tentare una riedizione del partito egemone che aveva in mente Umberto Bossi.

Adesso però Salvini potrebbe cambiare progetti. Nonostante la spavalderia di certe uscite, il timore inizia a serpeggiare. «Mamma mia che vento! Speriamo che non arrivi dalla Russia, altrimenti partono altre cinque inchieste sulla Lega» ha scritto su Facebook postando una sua foto in spiaggia con t-shirt e scritta «Divieto di svolta a sinistra». Nel partito temono di pagare la politica estera ondivaga tra le superpotenze Usa e Russia, tra Donald Trump e Vladimir Putin, e l'eccesso di disinvoltura con cui il leader ha scaricato Claudio D'Amico, ex parlamentare della Lega sposato con una russa, diretto collaboratore di Salvini e soprattuto l'amico e collaboratore di sempre Gianluca Savoini. «Non l'ho invitato io, non so che cosa facesse» ha detto Salvini della presenza di Savoini a Villa Madama per la cena ufficiale con Putin.

Ma senza il benestare degli addetti della sicurezza del ministero dell'Interno, non si entra di certo a Villa Madama e meno che mai a una cena con Putin in cui la sicurezza è massima.

Se Savoini, leghista della prima ora che finora ha taciuto, decidesse di parlare, la situazione potrebbe complicarsi. Big della Lega dipingono Salvini inquieto. L'Economist ha scritto che è «l'uomo più pericoloso d'Europa». Forse per questo Salvini continua a ripetere ai suoi di essere «tranquillo».

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