Salvini mostra il pugno duro ai nemici Lerner e Saviano

Il ministro torna all'attacco del giornalista richiamato dalla Rai. E minaccia lo scrittore: «Rivedremo le scorte»

Salvini mostra il pugno duro ai nemici Lerner e Saviano

Salvini è tornato all'attacco di due suoi bersagli periodici, odiatissimi dal suo popolo: Gad Lerner e Roberto Saviano. Non che Salvini ne abbia bisogno, ma un tweet contro di loro è un successo assicurato. Per il primo dei due, il ministro dell'Interno ha ricevuto un assist perfetto dalla «Rai del cambiamento», che come nuovo volto di RaiTre ha richiamato appunto il veterano Gad Lerner. Un'idea del direttore di RaiTre Stefano Coletta (in quota Pd, quindi ci sta che chiami il piddino Lerner) ma - ed è questo che ha fatto arrabbiare Salvini - avallata dall'amministratore delegato Fabrizio Salini, che invece siede nella poltrona più alta di Viale Mazzini grazie a Di Maio, che in teoria sarebbe un alleato di governo della Lega. Salvini ha protestato: «Con tutti i giovani conduttori! Lerner? Chiedo all'amministratore delegato della Rai se si passa da Gad Lerner per il cambiamento. Io lo ricordo 30 anni fa ad attaccare la Lega in Tv».

Il Pd ha subito gridato all'editto bulgaro, così il leader leghista è potuto tornare sull'argomento, infilando altri nomi da attacco cardiaco per l'elettorato leghista (e non solo): «Pressioni mie sulla Rai? A me Lerner va benissimo. Ho solo chiesto quanto costa, visto che è la televisione pubblica e che me lo ricordo quando avevo i calzoncini corti a fare programmi contro la Lega. Se mandiamo a reti unificate Lerner, Fazio, Saviano e Santoro la Lega arriva al 52 per cento. Ma penso che gli italiani che vogliono il cambiamento in Rai pensino ai giovani. Dall'amministratore delegato mi aspettavo di più sul cambiamento». Secondo una ricostruzione della Lega, l'ingaggio di Lerner e del suo staff sarebbe di 250mila euro, per cinque puntate.

Su Saviano però c'è anche un secondo fronte aperto da Salvini, quello della scorta. «Un bacione a Saviano. Stiamo lavorando per aggiornare i criteri per l'assegnazione delle scorte. Non interverrò su casi personali, e non ci saranno valutazioni politiche, ma criteri oggettivi e tecnici per stabilire chi avrà ancora diritto alla protezione e chi no» ha detto in una diretta Facebook, suscitando anche qui reazioni critiche a sinistra. Il ministro vuole togliere la scorta allo scrittore napoletano, suo grande nemico? Fonti vicine al ministro escludono che la revisione delle scorte riguarderà Saviano, perché esporrebbe il ministro all'accusa di un provvedimento ad personam. Anzi, sono convinti che proprio la presenza di Salvini al Viminale sia la migliore assicurazione perché Saviano mantenga la scorta («Se poi gli succedesse veramente qualcosa, la colpa verrebbe data a Salvini» è il ragionamento). Allora perchè il ministro cita proprio Saviano mentre annuncia la revisione dei criteri per assegnare e confermare le scorte di sicurezza? Forse perché, in un momento complicato per il governo, buttarla sull'odiato Saviano fa sempre brodo e svia l'attenzione da questioni più scomode (tipo l'aver ingoiato le dimissioni del fidato Rixi per assecondare il M5s).

Al di là di Saviano, il ministro ha chiesto un aggiornamento agli uffici del Viminale sulla situazione scorte e un'analisi delle situazioni particolari, per capire dove serva davvero e dove non serva più. Tra i casi sotto osservazione si citano magistrati o politici che hanno ricevuto minacce per inchieste sulla mafia, ma molti anni o decenni fa. Magari il rischio non esiste più nel frattempo.

Il servizio di scorta impegna infatti più di 2mila agenti ogni giorno. La categoria più protetta è quella dei magistrati (274), seguono i politici (60). Magari non tutte indispensabili (tranne quella a Saviano, ovviamente).

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