Paolo Bracalini
Tra Salvini e Saviano la querelle va avanti da anni e già più volte il leader leghista aveva rinfacciato la scorta a spese dello Stato per le minacce ricevute in passato dallo scrittore napoletano («Saviano non fai paura alla camorra: basta scorta, fatti una vita a spese tue» fu uno dei tweet di Salvini) facendo capire di volerla togliere una volta arrivati al governo. Dette ora, però, da capo del Viminale, da cui dipendono le assegnazioni di scorte (tramite l'Ucis, Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale), le sue parole hanno un peso molto differente. Però Salvini tira dritto senza cambiare idea sulla protezione dell'autore di Gomorra: «Togliere la scorta a Saviano? Non sono io a decidere sulle scorte, ci sono organismi preposti, saranno le istituzioni competenti a valutare se corre qualche rischio anche perché mi sembra che passi molto tempo all'estero, quindi è giusto valutare come gli italiani spendono i soldi - ha risposto Salvini a RaiTre. «Però è l'ultimo dei miei problemi, continui a pontificare, io voglio combattere la mafia e la camorra davvero». Va detto che il giornalista aveva appena scaricato sul ministro l'ennesima serie di insulti: «crudele», «inumano», «incapace», «adolescente che usa parolacce al solo scopo di provocare», uno che sventola «proclami idioti» e usa «la stessa retorica del fascismo». Ma il fuoco è quotidiano, anche oltre i confini nazionali, come su Le Monde dove Saviano ha pubblicato una stroncatura del governo che - scrive sul quotidiano francese - «ha già causato troppo male». E anche nella replica sulla scorta, su Facebook, Saviano non è stato affatto tenero: «Buffone, pensi che abbia paura di te? Salvini è il ministro della malavita. È stato eletto in Calabria ed in un suo comizio a Rosarno in prima fila c'erano uomini della cosca Pesce. Lui non ha detto niente contro la 'ndrangheta dicendo che il problema era la baraccopoli. Non si ricorda dei legami fra Lega Nord e 'ndrangheta». Controreplica: «Gli insulti dei chiacchieroni Macron e Saviano non mi toccano, mi fanno forza. Io oggi sto lavorando per bloccare il traffico di clandestini nel Mediterraneo e per restituire agli italiani le ville sequestrate ai mafiosi. C'è chi parla, c'è chi fa».
Intanto, su Twitter si diffonde l'hashtag «IostoconSaviano», rilanciato anche dalla editrice Feltrinelli. «Tutti i cittadini, gli imprenditori e gli intellettuali che hanno avuto il coraggio di denunciare e opporsi alla criminalità organizzata devono essere protetti dallo Stato», alza il ditino il presidente della Camera Roberto Fico. «Alza la voce perché non sa di cosa parla, la tolga a me la scorta ma la lasci a Saviano» commenta il capogruppo Pd Graziano Delrio, e anche l'ex ministro dell'Interno Marco Minniti si scaglia contro il suo successore al Viminale: «Le scorte non si assegnano né si tolgono in tv». Interviene anche l'ex magistrato antimafia Pietro Grasso, leader di Leu: «Salvini vuol far capire a Saviano di non criticarlo, di stare zitto». Il sindacato dei giornalisti, la Fnsi, ritiene «inaccettabili e irresponsabili» le parole di Salvini. Rispunta anche il Popolo viola, quello che scendeva in piazza contro i governi di centrodestra, col suo portavoce Mascia che organizza un flash-mob davanti a Montecitorio in difesa di Saviano.
Il ministro però spiega di non avere motivazioni personali contro il giornalista, ma di voler rivedere tutta la gestione delle scorte. «Non spetta a me questa scelta, dico solo che l'Italia ha il record europeo dei servizi di scorta e vigilanza» dice mentre visita la villa confiscata ai Casamonica. Scorta e vigilanza «non sono scelte in base alla simpatia o l'antipatia: ci sono organismi delegati».
«Andremo a verificare tutti i servizi di vigilanza sono quasi 600 e occupano circa 2000 forze dell'ordine: molti di questi sono giustificati magari c'è qualcuno che potrebbe essere rivisto. L'ultima cosa che mi interessa è Saviano, con tutto il rispetto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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