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Salvini ruba Berlinguer ai rossi. E gli eredi indegni ora frignano

Salvini: "I valori di una certa sinistra che fu quella di Berlinguer sono stati raccolti dalla Lega". Psicodramma del Pd

Salvini ruba Berlinguer ai rossi. E gli eredi indegni ora frignano

Se si analizza la linea politica della Lega negli ultimi anni, non stupisce la dichiarazione di Matteo Salvini di oggi che, annunciando l’apertura della nuova sede del partito in via delle Botteghe Oscure, ha dichiarato: "I valori di una certa sinistra, che fu quella di Berlinguer, i valori del lavoro, degli artigiani, sono stati raccolti dalla Lega".

La Lega è infatti a tutti gli effetti un partito post-ideologico e, definirlo un movimento di "estrema destra", non solo testimonia una visione ideologica e di parte ma rappresenta un’analisi sbagliata. Durante la sua segreteria, Salvini, oltre ad aver dato vita alla Lega nazionale, è riuscito sia a coniugare l’originario carattere antisistema del partito sia a favorire una linea sotto tanti punti di vista più istituzionale facendo convivere anime tra loro molto diverse. È fisiologico che all’interno di una forza politica che è arrivata ad avere il 30% dei consensi, convivano varie voci e sensibilità. Ciò avviene perché la Lega rappresenta un partito che supera la dicotomia destra-sinistra e adotta nuove categorie politiche, non a caso la campagna elettorale durante le politiche e le europee si è basata su una contrapposizione non più orizzontale ma verticale (élite, o per meglio dire establishment, contro popolo).

Sarebbe sufficiente analizzare i riferimenti culturali utilizzati durante i suoi discorsi per avvalorare questa tesi; la citazione di Margaret Thatcher solo pochi giorni fa in Piazza del Popolo a Roma e oggi di Berlinguer, se a una prima lettura possono sembrare inconciliabili, in realtà si spiegano in un quadro più ampio che supera i tradizionali schemi novecenteschi.

Già durante le elezioni in Emilia Romagna aveva fatto clamore l'affermazione di Salvini a Brescello, celebre paese di Peppone e don Camillo, in cui aveva sostenuto: "Scommetto che Peppone oggi voterebbe Lega!". Proprio in Emilia Romagna Lucia Borgonzoni, ex sottosegretario ai Beni culturali, durante le elezioni regionali ha ottenuto un ottimo risultato nei piccoli paesi o nelle aree di campagna un tempo monopolizzate dal Pci.

Le parole di Salvini su Berlinguer hanno suscitato com’era prevedibile reazioni indignate dalla sinistra. Il presidente dei senatori del Pd Andrea Marcucci non ha utilizzato mezzi termini: "Non sono mai stato un militante del Pci ma pensare che Salvini paragoni la Lega al partito di Berlinguer mi fa indignare". Sulla stessa linea Emanuele Fiano: "Devono proprio andare male a Salvini i sondaggi per cercare di paragonarsi a Berlinguer. Quel paragone che ha fatto oggi, per via delle sede in Botteghe Oscure, fa veramente orrore e pietà".

C'è però un elemento che dovrebbe far riflettere il Partito democratico; le dichiarazioni di Salvini non rappresentano solo una questione di posizionamento politico ma si concretizzano anche da un punto di vista di consenso elettorale. Se infatti si analizzano i flussi elettorali durante le elezioni europee, ci si accorge che nelle periferie delle grandi città, in cui storicamente si votava per i partiti di sinistra, oggi la maggioranza degli elettori scegli la Lega, una proporzione che si inverte nei centri storici. La vittoria in Umbria, la conquista di una roccaforte della sinistra come Ferrara, sono avvenute proprio perché la Lega è riuscita a intercettare un elettorato deluso dalla sinistra, che non si sente più rappresentato dal Partito Democratico e che non è in grado di offrire proposte per le classi sociali più deboli.

D’altrocanto anche il vicesegretario federale della Lega Lorenzo Fontana, intervistato da Daniele Dell’Orco, spiega che oggi occorre dar voce a "una visione culturale da contrapporre alla concezione ideologica del globalismo, comunemente chiamata politicamente corretto".

Le parole di Salvini vanno perciò lette nell’ottica di una nuova contrapposizione che si sta concretizzando a livello globale, quella tra i fautori di una società identitaria da un lato e chi è favorevole all’ideologia liberal e globalista dall’altro.

Utilizzando questi schemi, quanto affermato da Salvini risulterà più comprensibile.

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