Uno contro l'altro armati, eppure uniti dal comune destino di avere l'uno bisogno dell'altro. È uno strano rapporto quello che lega i due Mattei della politica italiana, presi a darsele di santa ragione tutto il giorno ma costretti ad essere l'uno il nemico giurato dell'altro. Con un obiettivo comune: costruire un percorso il cui punto d'arrivo sia polarizzare la futura campagna elettorale sull'Armageddon Salvini vs Renzi.
Così, non stupisce che il leader della Lega abbia raccolto il guanto di sfida dell'ex premier per un confronto tv. «Mi fa piacere che Salvini abbia accettato. Tra il 15 e il 17 ottobre, su Rai1, finalmente mi confronterò con l'omonimo. Sarà divertente», scriveva ieri Renzi nella sua Enews. D'altra parte, per il senatore di Rignano quale miglior palcoscenico per portare avanti la sua risalita verso la leadership? È del tutto evidente, infatti, che l'ex premier non può più continuare a puntare i suoi strali su Luigi Di Maio o sul M5s, ormai alleato di governo del Pd. Anzi, dopo la scissione e le accuse di voler destabilizzare l'esecutivo dovrà guardarsi bene dal mettere la faccia su eventuali affondi nei confronti del Movimento. Così, l'unico «nemico» - politicamente parlando - resta l'altro Matteo. Che, in quanto leader della Lega e quindi anche del centrodestra, può aiutarlo ad accreditarsi come leadership alternativa e antitetica a quella di Salvini. Insomma, un bel volano per chi fino a un mese e mezzo fa era all'angolo. D'altra parte, sia che Renzi sia costretto a restare nel perimetro del centrosinistra, sia che riesca nel tentativo di presidiare gli spazi che si sono aperti al centro, comunque essere percepito come l'anti-Salvini non può che giovargli.
Da parte sua, il leader della Lega ha anche lui bisogno di un «nemico». Perché ormai la comunicazione politica è efficace quando si mandano messaggi semplici e si individuano target precisi.
Salvini non vuole sparare sul M5s, perché sa bene che un pezzo di quell'elettorato potrebbe essere terreno di conquista per la Lega. Così, si è dedicato a due obiettivi: il «traditore» Giuseppe Conte e, appunto, Renzi. E proprio su quest'ultimo si sta concentrando da quando è tornato all'opposizione.
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